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21. Francesco Sforza a Giuseppe da Cortona, castellano di San Colombano 1453 agosto 4 "in castris nostris felicibus apud Gaydum".

Francesco Sforza avverte magistro Giuseppe de Cortona, castellano di San Colombano, che Nicola Bruffa si è portato da lui per chiedere remissione della pena dei sei bifolchi fuggiti dal campo. Il duca ha mantenuta la condanna loro inflitta, cioè che ognuno di loro deve provvedere per due mesi al pagamento di due altri bifolchi in sua vece, e se qualcuno di loro è impossibilitato a fare ciò, vi provvederanno gli altri, perchè ognuno di loro è solidalmente obbligato per gli altri, "essendo fugiti tuti insieme".

Prudenti viro magistro Ioseph de Cortonio, castellano nostro Sancti Columbani.
Da puoi te scripsemo che devessi astrenzere quelIi sei bovulci de San Columbano fugiti de campo a mandare in campo duy bovulci per caduno de loro pagati per duy mesi, l'è venuto da nuy Nicolò Bruffa et pregatone che, considerata la povertà loro, non gli vogliamo dare questa graveza. Nuy gli havemo resposto che non lo volemo fare, immo che desponemo che sia exempio ad altri de non fugire. Pertanto te ne havemo vogliuto avisare et volemo che debii astrenzere Ii dicti sei omnino a mandare duy bovulci per caduno de loro, pagati per duy mesi a sue spese. Et se forse alcuno de loro fosse impotente ala dicta spesa, volimo che provedi che Ii altri paghino, et che caduno de loro in solidum sia obligato per l'altri, perchè essendo fugiti tuti insieme ne pare debito et raxonevele che faciano como è dicto.Data in castris nostris felicibus (a) apud Gaydum, die iiii augusti 1453.
Irius.
Cichus.

(a) Segue nostris depennato.