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221. Francesco Sforza alla duchessa Bianca Maria 1453 settembre 5 "apud Gaydum".

Francesco Sforza scrive alla moglie che a causa della collusione avuta cadendo gli è rimasta "una cicatrice alquanto rubiconda, con eminentia de carne". Maestro Gaspare ha tentato di togliergli tale prominenza, ma non è riuscito a eliminargli quella "superfluità die carne et pelle". Le chiede di interpellare i medici che ha vicino o altri e sentire se v'è rimedio di eliminare tale "superfluità" con unguento o liquore e, tra i due, meglio questo dell'altro per "non (...) portar peza nel volto".

[ 58v] Illustrissime domine ducisse Mediolani.
In la consolidatura delIa collisione che havessemo socto l'ochio quando cascassemo Iì è remasta una cicatrice alquanto rubiconda, con eminentia de carne, et per tuorla via maestro Gasparo gIi ha usato diligentia asai, credendose et dandone speranza che la restaria piana et necta; pur non dimancho, la cosa non è reusita segondo el suo iudicio perchè è restata con questa eminentia. Il perchè haveressemo caro la signoria vostra ne parlassi con quelli medici sonno de presente apresso essa vostra signoria, et con che altri ve paresse et che fra loro discutesseno et se industriasseno de trovare qualche remedio de far andare via questa predicta superfluità de carne et pelle che la se sia; et trovandosegli modo alcuno che bono sia, piaza ala signoria vostra darcene aviso. Et se Ii medici ordinasseno unguento o liquore alcuno per metere suso questa cicatrice per assotigliare et minuire questa superfluità de carne, piaza ala signoria vostra mandarnelo subito, ma piutosto sia liquore che uguento, per non havere casone de portar peza nel volto. Data apud Gaydum, die v septembris 1453.
Iohannes.