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228. Francesco Sforza al podestà di Pavia 1453 settembre 8 "apud Gaydum".

Francesco Sforza esprime al podestà di Pavia il suo disappunto per non aver data alcuna risposta alla sua lettera, nè fattogli cenno dei provvedimenti presi, essendo venuto lì il capitano di giustizia di Milano per cooperare a fare giustizia contro i colpevoli della ribellione, non importando chi essi siano, siccome il duca vuole che lui solo sia il padrone di quella città. Faccia, perciò, quanto gli ha scritto e dia un resoconto di quello che finora ha eseguito.

Potestati Papie.
Ne siamo maravigliati che, havendove già più dì passati con tanta vehementia scrito Ie lettere, la copia delle quale ve mandiamo inclusa aIe presente, may non ne habiati facto resposta alcuna, nè avisati qualiter feceritis in premissis; et maxime, dovendo per nostra ordinatione essere venuto Iì el capitaneio [ 60r] de iustitia da Milano per essere con voi ad fare animosamente contra Ii colpevoli del scandalo, non guardando in fronte ad homo del mondo, avisandove novamente che nostra intentione è et volimo e disponimose per ogni modo che Ii colpevoli siano puniti, nemine exceptato, e sia che se vogliano, certificandove che non volimo bechaleti in quella cità, nè compagni, ma volimo nuy essere el patrone. Procediti adoncha a quanta ve havemo scripto, non attendendo a parole de che ve dicesse in contra questo, dandone etiamdio resposta de quanto fina mò haveriti exequito in questa materia, la quale havemo tanto a core quanta dire se possa. apud Gaydum, die vii septembris 1453.
Ser Iacobus Cichus.