Registro n. 16 precedente | 230 di 1825 | successivo

230. Francesco Sforza al podestà di Mortara 1453 settembre 7 "in castris apud Gaydum".

Francesco Sforza ricorda al podestà di Mortara di avergli inviato il trenta agosto delle lettere in cui gli ordinava di liberare Ambrogio Trombetta, uomo del conte Giacomo, oppure suo padre o il fratello ovvero qualunque in sua vece per la vertenza tra il cremonese Guglielmo Ripparo e il predetto Ambrogio, credendo nell'accordo delle parti. Siccome Ambrogio contravvenne alle promesse fatte a Guglielmo e ripetute a lui, il duca comanda al podestà di rimettere Guglielmo nello stato in cui era prima della concessione delle dette lettere.

[ 60v] Potestati Mortarie.
Per nostre letere, date apud Gaydum a trenta di del mese de augusto proximo passato, ve scripsemo che dovessevo liberare Ambroxo Trumbeta del magnifico conte Iacomo, aut suo patre o fratello e qualunque altro per Iuy, per cagione dela differentia quale se vertisse tra Gulielmo Ripparo, nostro citadino Cremonese, et il prenominato Ambroxo, credendo nuy che Ie parte dovesseno remanere de accordio, como più largamente se contene in esse nostre lettere date ut supra, ale quale se referemo. Ma perchè dicto Ambroxo non ha atteso Ie promesse al dicto Guglielmo, como etiamdio dixe et affirmò a nuy volere fare, volemo, et ve comettemo, et expresse ve comandiamo, aciò ch'esso Guglielmo non vengha essere captato et per vigore de dicte nostre lettere privato dele sue ragione, che voi debbiate penitus revocare, anullare et irritare esse lettere et admettere Ie ragione de dicto Guiglielmo et metterlo in quello grado et stato che l'era inanti la concessione de dicte lettere, le quale, etiamdio nuy, revocamo et anullamo per Ie presente, facendo publica noticia de tale revocatione, et avisandone delIa receptione delle presente et quo feceris in premissis. Data in castris apud Gaydum, die vii septembris 1453.
Ser Iacobus.
Cichus.