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258. Francesco Sforza al podestà del vicariato di Belgioioso 1453 settembre 16 "apud Gaydum".

Francesco Sforza scrive al podestà del vicariato di Belgioioso d'aver compreso che lui delle lettere ducali se ne stropiccia. Comunque, gli rinnova l'ordine di smetterla di dar fastidio alla moglie del suo uomo d'arme Sansonetto, lasciandola in pace nella casa in cui è, oppure trovandole una comoda come quella che ha.

Potestati vicariatus Belzoyosii.
Per altre nostre te havemo scripto et comandato che dovesse lassare stare la femina de Sansoneto, nostro homo d'arme, in la casa dove la stava, overo provedergli de fargline havere un'altra che sia apta et comoda como quella. Et pare che non altramente habii obedito dicte nostre lettere como se non te havessemo scripto cosa alcuna; dela qual cosa ne siamo asay maravigliati et non sapiamo per che casone tu l'habii facto et che habii usato tanta presumptione ad non obedire dicte nostre lettere. Il perchè habiamo vogliuto rescriverte quest'altra nostra lettera, comandandote che, per quanto hay ad caro la gratia nostra debii, visis presentibus, remossa ogni casone et senza altra repplicatione, provedere de un'altra stantia comoda per la femina del dicto Sansoneto dentro quella (a) nostra terra delIa casa che lì possa stare et habitare comodamente; et de questo facto fa' che non ne habiamo più querella, et che non bisogni te lo repplicamo più, perchè l'haveressemo molestissimo. Data apud Gaydum, die xvi septembris 1453.
Zaninus.
Cichus.

(a) quella ripetuto.