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27. Francesco Sforza al commissario di Tortona (1453 agosto 5 "in castris nostris felicibus apud Gaydum").

Francesco Sforza, riallacciandosi alla lettera in cui ha parlato solo delle 500 lire che ancora devono gli uomini del vescovo di Tortona, risponde alle altre situazioni prospettategli dal commissario di Tortona con la sua lettera del 30 luglio scorso. Lo loda per aver spronato Paolo Pizamata a muoversi per riscuotere i denari dei soldati; altrettanto vuole che, per tale scopo, faccia con qualunque altro. Si congratula ancora con il commissario per aver mandato tre dei suoi uomini all'abbazia di San Alberto, argomento su cui più diffusamente gli farà parola in un'altra lettera. Gli garba pure quanto gli ha detto di quei di Castelnuovo, cui, alla loro andata da lui, risponderà secondo il suo parere. Si dice dispiaciuto che Mangiavillano, castellano di quella fortezza, non abbia voluto accogliere, per i sospetti che corrono, i sei uomini che gli ha mandato, anche se non del tutto a torto il castellano si è comportato così per "certo desdegno et differentia haveva" di detti suoi uomini Gli scriverà di voler accettare tutti gli uomini che gli invierà, ma lui procuri di mandargli "homini fidati".

Comissario Terdone.
Heri, respondendo ad una parte della toa lettera de xxx del passato circha le libre 500 restano ad dare quelli homini del vescovato, te avisassimo della intentione nostra; et ad questa parte non dicemo altro se non che servi modo de mandare ad executione quanto sopra ciò te habiamo scripto.
[ 10r] Ala parte che hai ordinato che Paulo Pizamata debia cavalcare per casone de rescotere li denari deli soldati, et cetera, non dicemo altro se non che te commendiamo dela diligentia toa et te carricamo più che possemo che solliciti dicto Paulo et qualunche altro che te parerà per modo che dicti dinari se rescotino senza perdere uno attimo de tempo, aciò se possa satisfare ad chi li debbi havere.
Ala parte de quelli tri deli toi che hai mandato ad la abbadia de Sancto Alberto, et cetera, ne piace quanto hai facto et te ne comendiamo et non dicemo altro, perchè per un'altra nostra restarai ad compimento avvisato della dicta mente nostra circha lo facto della dicta abbadia de Sancto Alberto.
Ala parte de quelli da Castelnovo et del recordo che ne dai, asai ne piace el tuo avviso et, venendo essi da Castelnovo, gli responderemo secondo el parere tuo.
Ala parte de Mangiavillano, castellano de quella nostra forteza, quale non ha voluto receptare quelli toi sei homini per li suspecti che al presente correno, dicemo che asai n'è despiazuto et ha facto male ad non acceptarli, perchè nostra intentione era, et è.
che debia acceptare, ogni volta che bisognasse, tute quelle persone che vorai mettere in quella forteza. Et cosi gli scrivemo che debia fare, benchè avisamo che siamo informati che la casone che ha mosso dicto castellano ad non acceptare i dicti toi homini è stato per certo desdegno et differentia haveva esso castellano che dicti toi homini; et siando così, non haveva forse in tuto torto. Sichè vogli havere advertentia in simile cose et non volere mandare in la dicta forteza se non homini fidati et grati al castellano, occorrendo el bisogno. Data ut supra.
Nicolaus.
Iohannes.