Registro n. 16 precedente | 307 di 1825 | successivo

307. Francesco Sforza ad Angelo Simonetta 1453 settembre 25 "apud Gaydum".

Francesco Sforza esprime ad Angelo Simonetta la sua soddifazione per essere stato ragguagliato dalla sua consorte e da altri del come lei abbia adeguatamente con molti onorato re Renato. Si congratula con Angelo per i mille ducati e il messo mandati al signor Bonifacio perchè si muova e auspica che esplichi la stessa diligenza con il re perchè presto si porti da lui con i soldati che può, senza attendere che tutti abbiano il necessario armamento. Tralascia per ora di dargli una risposta per quel che gli ha esposto Benedetto Doria: rinvia tutto a dopo aver "maturamente"inteso quanto dice il vescovo di Marsiglia. Le 14000 lire mandategli sono giunte tempestivamente, perchè con esse e con gli altri denari inviatigli l'altro giorno e dell'altro che ha potrà per un poco contentare le truppe. Lo incita a mettersi alla ricerca di quant'altro occorre per soddisfare del tutto il Colleoni e quelle fanterie che erano nell' Alessandrino, senza scordare quello che in giornata gli ha ancora richiesto per appianare il rimanente che spetta ad altri condottieri, nella speranza che,così, non vi sia gente d'arme, come ha scritto Andrea da Birago, che arresta la sua marcia verso il campo. Venendo presto il re e tutte le truppe non dubita di fargli sentire delle "novelle" per cui in vita sua il Simonetta non fu mai più contento. Ritiene che sia bene lasciar cadere l'offerta del Cassini. Quanto all'impresa della Geradadda, avrebbe avuto un senso se quella gente si fosse mossa prima, ma, essendo, al presente, prossimi all'inverno, è bene concentrare "qui ogni (...) perforzo". Infine, non ritiene opportuno rilasciare attualmente i cittadini confinati ad Alessandria.

[ 79r] Angelo Simonete.
Hoze havemo recevuto piu toe lettere de dì xx, xxi, xxii et xxiiii del presente, date a Pavia, per le quale restamo advisati copiosamente delle cose seguite fin alhora là presso ala mayestà del Re; ale quale, respondendoti, dicemo che del'honore et grate accoglientie facte ala prefata mayestà del Re et ali suoi per la illustrissima nostra consorte et per vuy altri per lettere dela prefata nostra consorte ne semo stati a compimento avisati, et tuto quanto è stato facto et dicto, ad nuy è stato summamente grato et acepto et n'è piaciuto ogni cosa, et ne havemo senza fallo nel'animo nostro preso contentamento asay, perchè tucti ala reale haveti facto como se conveneva ala prefata mayestà del Re et al'honore nostro et como desiderava l'animo nostro. Ala parte delli mille ducati et messo mandato al signor Bonifatio, per levarlo hay facto benissimo, et così ne pare vogli usare ogni diligentia et sollecitudine possibile con el Re et con chi bisogna, per modo che el dicto signore Bonifatio vegna presto et senza più tardare. Cossì anchora honestamente solicitaray la mayestà del Re al venire presto, et presto perchè non ne lassirimo più fugire questi pochi dì de bon tempo; et se ben qualchuno delli suoi non fusse anchora armato per questo, non se debbe restare a venire con l'avanzo, secundo tu prudentemente recordasti ala prefata soa mayestà. Ala parte de quanto ha exposto domino Benedicto Doria non te diremo altro per questa, ma per un'altra ad tuto te faremo respuosta, perché intenderemo maturamente questa cosa con questo monsignore vescovo de Marsiglia, quale questa sira è giuncto qui et si gli pigliarà qualche bon partito. Ala parte dele libre XIIII milia de imperiali ne hay mandate, quale havemo facte portare qui, te dicemo che questi dinari sonno giuncti a tempo, perchè con questi et quelli che mandasti l'altro dì et con ogni pocha altra quantità, poremo refreschare per modo queste gente, che le poremo operare parechii dì et farano con questo favore che ne giunge ogni cosa volentieri. Confortiamoti et caricamoti quanto più possemo a prendere uno pocho de caricho dela expeditione del resto del denaro del magnifico Bartolomeo Coglione et de quelle fantarie erano in Alexandrina, secundo scripsemo l'altro dì, et de quelli altri conducteri che restano pur havere denari asay dele loro assignatione, secundo hogi te havemo scripto per un'altra nostra, Ie quale gente speramo venerano tute via [ 79v] de qua secundo tu scrivi, secondo ancora ne ha scripto Andrea da Birago, le quali anchora tu dal canto dellà fara(i) sollecitare et aggregare che non se demorino per lo camino, et che de dreto non ne resti veruno, secondo havemo ordinato, perchè venendo la dicta mayestà del Re et Ie dicte (a) gente presto, non dubitamo, quantunque el tempo sia breve, farte sentire presto tale novelle che ala vita tua non fusti may più contento, perché te parerà habiamo vincto et seremo eusiti da questi tanti travaglii et affanni. Ala parte delIa offerta te fu facta de Cassini, ad nuy non pare, como per l'altra nostra te scripsemo, movere al presente tal pratica né venirli a particularità veruna. Ala parte ch'el te pareria che se pigliasse la impresa de Ghiaradadda, te advisamo meglio che questa cosa l'havemo molto bene fra nuy più fiate debatuta; et se queste gente fosseno venute al principio de questo mese, quella impresa ne pareva se dovesse pigliare per assecurare Ie cose delIà da Adda. Ma siando sotto al'inverno, como semo, ne pare sia el meglio a far qui ogni nostro perforzo, perchè non dubitamo, con la gratia de Dio, far dele cose favorevole, et là et qua, dove seremo con la persona. Ala parte che te pare de lassare andare quelli citadini confinati ad Alexandria, et cetera, te dicemo che a nuy non ne pare per niente per molti boni respecti che per adesso ne sia licentiato veruno. Sichè poray dare ad ogniuno bone parole, como meglio te parerà, perchè, secundo Ie cose passerano. così se porrà deliberare el facto suo. Data apud Gaydum, die xxv septembris1453.
Iohannes Antonius.
Iohannes.

(a) dicte in interlinea su altre depennato.