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308. Francesco Sforza al vescovo di Marsiglia 1453 settembre 27 "apud Gaydum".

Francesco Sforza fa sapere al vescovo di Marsiglia di avere avute informazioni da Angelo Simonetta dei movimenti del re da Pavia a Chiaravalle, a Lodi e a Pizzighettone, movimenti confermatigli da Americo Sanseverino. Di ciò il duca ne ha avuto piacere, mentre l'ha turbato non poco, la notizia data a Pavia da Antonello Staglione, messo di Guglielmo di Monferrato, che Bonifacio sarebbe arrivato con 25 o 30 cavalli disarmati. Ciò gli è parsa un'offesa per il re, essendosi divulgata per tutta Italia la voce della venuta di Bonifacio con"bono numero de gente", non solo, ma ciò ha diffuso nei sudditi sforzeschi timori per la "pocha seccureza delle cose (ducali) dellà". Occorre, quindi, che il vescovo convinca il re a far pressioni con i signori del Monferrato perchè Bonifacio venga "con più numero de gente delle loro armate". Ciò darà quiete ai sudditi e anche al duca.

[ 80r] Reverendo domino episcopo Massiliensi.
Questa sera havemo recevuto lettere da Angelo Simoneta nostro consigliero per le quale ne scrive como la serenissima mayestà del Re heri matina se partì da Pavia et andò ad allogiare a Chiaravalle, et che domatina venerdi se levaria da lì et veniria ad allogiare domane a sira a Lodi et sabba(to) a Pizguitone con Ie gente soe; et questo medesmo ne ha affirma Americho da Sanseverino per soe lettere, dela qual cosa restamo molto contenti et de bona voglia. Ma in la lettera de Angelo predicto se contene anchora como a Pavia era arivato Antonello Staglione, messo del signore Guiglielmo, et che fra l'altre cose Ii ha dicto como el signore Bonifatio veniva con qualchi xxv o xxx cavalli desarmati, et che venendo in questa forma Ii pariva satisfare ala mayestà del Re per quello l'ha promesso; dela qual cosa havemo preso despiacere et malanconia grandissima: prima perchè questo suo venire senza gente d'arme darà pocha reputatione ala mayestà soa, attento che hormay per tuta Italia è divulgato et sparsa la fama dela venuta del signore Bonifatio con bono numero de gente; et poi anchora dà pur anchora a nuy umbreza et pocha seccureza delle cose nostre dellà, et farà stare Ii nostri subditi suspecti et dubiosi, per modo ne porria succedere al stato nostro qualche scandalo che non seria utile ala mayestà del Re nè a nuy. Il perchè ve vogliamo pregare et confortare che vogliati pregare et strengere la prefata mayestà del Re che servi tute quelle persuasione, recordi, vie et modi che le parerano necessarie con quelli illustri signori de Monferrato che Ie mandino ala sua mayestà el signore Bonifatio con più numero de gente delle loro armate, et impuncto che Ii sia possibile, maxime havendo havuto Ii nostri dinari como hanno, et non dubitamo che stringendoli la mayestà soa con Ii modi ch'ella porrà et saperà, seguirà de questo facto quello che nuy desideramo maxime per più secureza: quiete et reposo del'animo et mente nostra et delli nostri subditi. Data apud Gaydum, die xxvii septembris 1453.
Iohannes.