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319. Francesco Sforza al pavese Iacobo Zazio (1453 settembre 29 "apud Gaydum").

Francesco Sforza dice al pavese Iacobo Zazio che nulla è più contrario alla volontà ducale di quello che gli ha scritto a proposito del capitano di giustizia, di cui ha già pensato al sostituto, ma gli chiede di fornirgli tutte le testimonianze necessarie per giustificare l'allontanamento del precedente capitano.

Iacobo Zazio, civi Papiensi.
Havemo recevuto Ie vostre lettere apresso ad alcune altre vostre pur sula materia de quelli excessi, Ii quali havemo tanto exosi, quanto havite potuto comprendere per Ie lettere e comissione per noi superinde facte. Et perchè nyuna cosa potria essere più periculosa nè pur contraria ala voluntà nostra da essere exequita circa, che quella, qua- Ie ne scriviti de nostro capitaneo de iustitia el quale, segondo el vostro scrivere, se ha lassato corumpere, havemo deliberato de removerlo de quella comissione et anche dal'offitio suo generale, perché, usandese luy a simili trabuti, potria in altre maiore cose essere molto dannoso al stato nostro. Et già ne [ 85r] va per la mente de metere un altro valenthomo a quello offitio in suo loco el quale credemo, e siamo certi, se portarà animosamente e rictamente, et in questa et in ogni altra cosa che gli serà da nuy commissa. Ma ben serimo contenti, e cossì ve caricamo, che secretamente ce vogliate fare tute quelIe giareze e dare quelle testimonianze che se potrano sopra ciò, perchè para che non se moviamo a cassarlo senza qualche cagione; de quanto ne haveti scripto ve commendiamo et rengratiamo. Quantum, vero, ala parte de mettere ordine al regimento delIa cità per quella via che ne scriveti, nuy gli faremo pensiero sopra e se sforzaremo de fare el tuto per el bene essere de quella nostra cità. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.