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325. Francesco Sforza a Morello da Parma (1453 ottobre 1 "apud Gaydum").

Francesco Sforza fa presente a Morello da Parma la possibilitą che i nemici tentino di fare qualche assalto di lą dall'Adda in seguito alla partenza per il campo delle truppe del Lodigiano e del Milanese. Se trova nella sua giurisdizione soldati senza licenza e non "gravemente infirmi", li faccia cacciar via e ordini che nulla venga dato nč a loro nč ai loro cavalli. In simile forma fu scritto a suo fratello Corrado e al luogotenente di Lodi, a Giovanni Caimo, commissario di Pizzighettone

Domino Morello de Parma.
Como per altre nostre dupplicate lettere ve havemo scripto, cosģ per queste ve dicemo che, partendose quelle nostre gente de Lodesana e Milanesi per venire qua da noy, credemo che I'inimici, per monstrare de fare qualche cosa, tenterano de passare o fare qualche assalto de lą d'Ada; siche volimo, se may facesti fare bone guardie, le faciate fare adesso dģ e nocte, convocando tuti Ii homini del paese a cosģ fare, certificandove che, giuncte che serano dicte nostre gente qua, farimo tali progressi che I'inimici se smenticarano Ie cose de lą; sichč in questo tempo attenditive a salvare. Preterea, passata che serą la mayestą del re Renato pur con quelle gente per venire in qua, como havimo dicto, alcuni delli nostri soldati, cosģ da pede como da cavallo, restaseno in la iurisdicione a voy commessa e non havesseno licentia da nuy e non fossero cosģ gravemente infirmi che non se potessero movere, volimo e strectamente ve comettemo che gli faciati caciare via, ordinando che non Ii sia dato niente nč a loro, nč ali cavalli; et a questo fate ogni diligentia e sutile investigatione. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit Conrado, fratri nostro et locuntenenti Laude et Iohanni Caymo, comissario Pizleonis.
Signata Cichus.