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34. Francesco Sforza al podestà di Mortara 1453 agosto 5 "in castris nostris felicibus apud Gaydum".

Francesco Sforza ricorda al podestà di Mortara di avergli ordinato di dire al cremonese Guglielmo Ripparo, già podestà di Quinzano, di portarsi subito da lui per rivendicare i suoi diritti, se ne ha, sulle robe (da tenersi sotto sequestro, non procedendo oltre nella causa), portate lì da Cristoforo Marcellino, fratello del trombettiere del conte Giacomo. Comanda al podestà di Mortara di ripetere a Guglielmo di portarsi dal duca, ammonendolo che, non presentandosi, egli non potrà evitare il rilascio di Cristoforo.

Nobili viro potestati Mortarii, nostro dilecto.
Como tu sai per una nostra te scripsemo che dovesti dire a Guglielmo Ripparo, nostro citadino Cremonese, quale fo potestate a Quinzano, trovandose lì, che subito venisse qua da nuy per defendere, se raxone ha in le robbe portate lì per Christoforo Mercellino, fratello de uno trombeta del conte Iacomo, tenendo le dicte robbe in sequestro, sive non procedendo più oltra contra esso Christoforo ad instantia del dicto Guglielmo, finchè nuy non te scrivessemo altro in contrario; et may non è venuto. Per la qual cosa de novo te repplicamo che, essendo lì, gli dichi ch'el venga via subito non procedendo più oltra, como per le dicte nostre te scripsemo, avisandolo che non venendo non poderemo denegare che non sia relexato al predicto Christoforo ogni robba sua. Data in castris nostris felicibus apud Gaydum, die v augusti MCCCCLIII.
Bonifacius.
Cichus.