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370. Francesco Sforza a Galeazzo Maria Sforza 1453 ottobre 16 "in castris nostris contra Pontevichum".

Francesco Sforza risponde al figlio Galeazzo Maria che non può consentire alla sua richiesta di liberazione di Pasquino Lombardo, uno dei principali capi del tumulto. Lo ammonisce che lui, duca, è sempre stato convinto che in simili casi soprattutto "se facia ragione, così per l'onore nostro, como (...) per dare exemplo ali nostri popoli de ben vivere". Ritiene che tale sua richiesta non parta da lui, Galeazzo, ma da chi guarda più agli interessi propri, che al "bene et honore nostro"

Illustri filio nostro dilectissimo Galeazmarie Vicecomiti, comiti, et cetera.
Havemo recevuto toe lettere, date decimo presentis per Ie quale tu ne domandi de gratia la liberatione de Pasquino Lombardo, sustenuto Iì in quello nostro castello, ale quale fina mò non havemo potuto respondere per le molte nostre oocupatione et perchè eravamo in levarse, como havemo facto hogi fa tri dì; ma mò te respondemo che voluntera te compiaceressemo in ogni altra cosa, etiamdio se la forse molto magiore che questa, maxime domandandonela con tanta instantia come tu fay. Ma perchè siamo sempre stati, et siamo in proposito ch'el se facia ragione, così per l'honore nostro, como etiamdio per dare exemplo ali nostri populi de ben vivere, siamo deliberati ch'el se facia ragione, avisandoti che dicto Pasquino è uno deIi principali del tumulto. Sichè per questa fiata tu haveray pacientia, benche nuy crediamo che questa lettera, quale tu ne scrive non sia proceduta per mente toa, ma piutosto per consilio d'altri, Ii quali fariano melio a consiliarte ch'el se facesse ragione, et non domandarte simile gracie, como quelli che guardano ala specialità loro, che al bene et honore nostro. Data in castris nostris contra Pontevichum, die xvi octobris 1453.
Ser Iacobus.
Iohannes.