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479. Francesco Sforza a Benedetto de Curte 1453 novembre 12 "contra Urceas Novas".

Francesco Sforza fa sapere a Benedetto de Curte che Bartolomeo da Cremona si lamenta per non potersi giovare dei bifolchi piacentini, che dopo un giorno di permanenza in campo, se ne scappano via. Ciò avviene, pur avendogli più volte scritto che a uno bifolco fuggitivo ne devono subentrare due. La situazione attuale è che ne mancano venti e vi sono carriaggi senza bifolchi. Se lui non vuole o non sa fare quello che lui, duca, gli ha comandato, lo dica, perchè gli manderà uno capace. Gli ribadisce, perciò, che, avvisato da Bartolomeo di un fuggitivo, ne deve mandare due in sua sostituzione.

Benedeto de Curte.
Bartholomeo da Cremona ne dice che non se pò valere de nisuno bivolco de Piasenza et Piacentina, per (a) chè como stanno uno dì se ne fugono poi; de che ne maravegliamo grandemente, havendote tante volte scripto che tu debi procedere contra (b) più fugitivi et che tu fazi mandare doi bivolci per uno fugitivo et più. Te scripsemo che tu facesti cambiare li bifolci che gli sonno et mandarne altretanti, et quelli più mancano al numero delli XX, et niente hai facto, et li nostri carregi stanno senza bifolci: che quanto interesse ne sia al presente, tu el sai, di che te dicemo che, se tu non lo voi o non sai farlo, ne debbii advisare che gli mandarimo uno che saperà fare. Et volemo che, quando per Bartholomeo predicto te firà scripto de alchuno fugitivo, che tu debbi fare che ne fia mandato dui bifolci per zaschun fugitivo, como per più lettere haverai inteso, et advisarane della recevuta de questa. Ex castris nostris felicibus contra Urceas Novas, xii novembris MCCCCLIII.
Cichus.

(a) Segue tucto depennato.
(b) contra ripetuto.