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588. Francesco Sforza al podestà e agli uomini di Castell'Arquato 1453 novembre 26 "apud Urceasnovas").

Francesco Sforza ricorda al podestà e agli uomini di Castell'Arquato che, quando ottenne il dominio di quella terra, stabilì che venissero pagati l'ebreo Salomone e gli altri ai quali erano state assegnate dai Brazzeschi le entrate di quell'anno. Alle recriminazioni di Salomone per non essere stato pagato, il duca intimò a Bernabò da Pontremoli, allora podestà, di soddisfare Salomone, ma con il risultato che egli è ancora creditore di una buona quota, che deve trovarsi presso il tesoriere di allora o presso i dazieri. Il duca dispone che il podestà convochi quello e questi e imponga a chi tocca di liquidare del tutto, con rapida procedura sommaria, il credito di Salomone, in modo che egli possa dare al duca quella sovvenzione che gli ha richiesto.

Potestati et hominibus nostris Castri Arquati.
Altre volte quando obtenessemo el dominio de quella terra, aciochè Salamone, ebreo, habitatore de quella terra e l'altri aIi quali erano assignati l'entrate de quello anno per li Brazeschi fossemo pagati et satisfacti, concessemo a vuy, homini, esse intrate per lo dicto anno; et exinde, lamentandose Salamono predicto ch'el non fideva pagato, scrissemo ad Bernabò da Pontremolo, tunc nostro podestà lì, che facesse pagare Salamone. Ora intendemo (a) dal dicto Salamone che de questo tal debito non è anchora debitamente pagato, rna gli ne resta una bona parte ad riscotere d'essi dinari, quali denno essere apresso vel ad lo thexaurero tunc d'essa terra, vel ad li dacierii, secundo che luy plenius ve informarà. Per la qual cosa ve commettiamo et volemo habiati da vuy li dicti thexaurero et dacieri et vedeti de intendere presso de chi sonno essi dinari, quali [ 157r] (b) resta ad havere Salamone, costringendo quelo haverà essi dinari preso de sì a pagare interamente Salamone de tuto quello resta ad havere, ut supra, senza alcuna difficultà et exceptione, sichè presto habia el debito suo, como è nostra intentione, sì che'l possa satisfare ala subventione, quale gli havemo facta rechiedere novamente, munstrandogli in questo, et in ogni altra cosa soa havesse Salamone in essa terra ad agitare, ragione summaria et expeditissima, senza litigio alcuno et cum ogni celerità possibile sì ch'el non habia iusta casone de lamentarsi, como intendemo se facia Data in castris nostris felicibus apud Urceasnovas, xxvi novembris 1453.
Advena.
Cichus.

(a) Segue che depennato.
(b) In inizio carta: primo decembris 1453; segue quali ripetuto.