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628. Francesco Sforza a Nicola de Campanea, podestà di Lovere (1453 dicembre 6 "apud Urceasnovas").

Francesco Sforza risponde a Nicola de Campanea, podestà di Lovere, apprezzando il suo divieto di consentire vettoglie ai nemici. In merito alle entrate non ha che intendersi con Giovanni di Pietrasanta, a ciò deputato, e prossimo a venire lì per provvedere opportunamente. Non intende innovare alcunchè degli accordi presi per il suo salario, per cui, se vuol rimanere, ci stia, altrimenti lo avvisi, perchè ne manderà un altro. Lasci passare liberamente quelli della Val Seriana.

Nicolao de Campanea, potestati Loveri.
Inteso quanto per toe lettere ne hai scripto, te respondemo, primo, ala parte del'ordine hay posto che le victualie non vadano al'inimici, che hay facto bene, et così sforzate operrare per ogni via possibile che non gli ne sia conducto miga; alla parte del'intrate dicemo che te debii intendere con Iohanne de Petrasancta, quale havemo deputato sopra questo et venerà lì per provedere a quanto sarà expediente. Del facto del tuo salario, dicemo che non gle vogliamo innovare cosa alcuna contra li capituli gli havemo concessi; se gli voy stare, el poi fare; se'l non, avisane che gli mandaremo un altro apresso. Volemo che quelli de Valle Seriana lassi passare liberamente, finché haveremo ordinato el facto loro, et ti scriveremo altro. Data ut supra.
Marcus.
Cichus.