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639. Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo e al referendario di Pavia Bartolomeo da Correggio 1453 dicembre 10 "apud Marchariam".

Francesco Sforza ricorda a Gracino da Pescarolo e a Bartolomeo da Correggio, referendari di Pavia, di aver concesso mensilmente alla città 200 lire per interventi sui beni pubblici (ponti, porte, palazzo o altre cose per utilità e ornato cittadino). Siccome attualmente occorrono interventi su beni annotati nell'accluso [dimenticato!] elenco, vuole che i referendari si intendano con massari e altri operanti per la comunità, e impegnino le 200 lire nelle riparazioni opportune e non in altro. Dato che la Camera ducale "resta debitrice de parigi mesi de tali dinari", vuole che essi tali denari li facciano "convertire in tale operatione che siano o sarano per l'avenire necessarie". Siccome i membri della commissione della città hanno richiesto portoni e navi per riparazioni al Ticino, il duca dispone che, avendone dei superflui, vengano loro dati.

Gracino de Piscarolo et Bartholomeo de Corigia, referndariis nostris dilectis Papie.
Como voy doveti sapere nuy havemo concesso a quella nostra comunità sopra l'intrate nostre de quella nostra cità duecento lire imperiali singulo mense per la reparatione delle cose publice, como riconzare ponti, porte, palazo o altre cose concernente el bene publico et ornamento della cità; e tale concessione facessemo molto voluntiera et ogni dì ce contentiamo più haverla facta, et omnino volemo se mandi ad executione. Et proinde, intendendo nuy che de presente gli sonno da far fare reparatione et provisione, quale ve mandiamo annotate in la cedula introclusa, volemo et ve comettemo che intendendove con li massari o altri che faciano per la comunità, provediati, mediante li dicti dinari, che se faciano quelle reparatione opportune et necessarie; et item provedite che le dicte lire ducento siano spexe segondo l'ordinatione predicta, e non in altro. Et circa questo portateve talmente che più non habiamo cagione de iterarve nostre lettere.
Et perché segondo siamo informati la Camera nostra resta debitrice de parigi mesi de tali dinari, volimo che gli faciate convertire in tale reparatione che siano o serano per l'avenire necessarie, e non in altro. Ceterum perché quelli della provisione d'essa nostra cità ne hanno facto rechedere qualche portoni et nave inutile per repar(a)tione al fiume del Ticino, como da loro sariti informati, siamo contenti che, havendone nuy de quelli che non bisognasseno ad nuy, ad ogni soa rechesta gli ne compiaciati. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.