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662. Francesco Sforza ad Angelo Simonetta 1453 dicembre 15 "apud Marchariam".

Francesco Sforza spera che Angelo Simonetta sia stato con gli ambasciatori fiorentini da re Renato e gli abbiano levata la "fantaxia de volersene andare", anche se ritiene che lui non farà se non quello che torna a suo onore e a vantaggio della lega. Da Roma ha saputo che il papa tratta con ambo le parti, ma senza successo. Gli ambasciatori sono stati accontentati a Firenze e a Milano hanno avuto 15000 ducati. Sul suo fronte non ha da segnalare se non la determinazione di prendere Asola. Avrà saputo da Giacomo Malombra quello che gli si richiede, come del presente che intende fare a re Renato.Gli raccomanda di far avere presto quanto Giacomo gli ha chiesto.

Magnifico domino Angelo Simonete.
Credemo che tu saray stato con la serenissima mayestà del Re et per quanto gli haveray dicto et operato una con Ii magnifici oratori Florentini, quali sonno venuti là, che la soa mayestà serà in tuto levata dela soa fantaxia del volere andarsene, quantunque crediamo che in ogni modo a soa mayestà non faria se non quello che fosse l'honore suo et bene et amplitudine delIa illustre lega. Nuy havemo recevuto lettere da Fiorenza per Ie quali restiamo chiari che Ie cose là passano bene. Da Roma non è altro, se non che la santità de nostro Signore sta in pratica et rasonamente con Ii ambassatori de ciascuna delle parti, et nientemeno non è substantia alcuna.
Li ambassatori della mayestà del Re sonno stati spazati ad Fiorenza et hanno havuto tra dinari et lettere ad Milano ducati XV mila, et così retornino con la expeditione.
De qua non havemo altro de novo, se non che deliberamo pigliare questa impresa de Asola et obtenerla sebene piovesseno saette.
Da ser Giacomo Malumbra haveray inteso quanto te havemo mandato ad chiedere, et del presente volemo se faza ala prefata mayestà del Re, sichè voglilo spazare prestissimo, secondo luy te havera rechiesto per la importantia delIa cosa (a) per lo dinaro che diè portare. Data apud Marchariam, xv decembris 1453.
Ser Iohannes.
Cichus.

(a) per la importantia dela cosa ripetuto.