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71. Francesco Sforza a Corrado da Fogliano (1453 agosto 13 "in castris apud Gaydum").

Francesco Sforza avverte il fratello Corrado che per la violazione nemica di scritture e salvacondotti, egli, per reazione, ha revocati i suoi, come apprenderà dalla lettera ai Rettori di Bergamo, che Corrado procurerà di far pervenire a destinazione con l'obbligo al suo messo di aspettarne la risposta per legittimità di rappresaglia. Trascorso un giorno al di là del contramando, egli potrà muoversi a danneggiare i nemici. Gli aggiunge d'aver scritto al conte Giacomo e al Governatore per il tradimento perpetrato contro la gente ducale di Castelleone "sotto loro salvoconducto", informandoli della revoca (ma vieta ogni reazione da parte fraterna) dei suoi salvacondotti di Pandino e Agnadello. Vuole che Corrado avvisi la gente ducale di qua dell'Adda di ben guardarsi dei salvacondotti avuti in contraccambio di quelli delle terre del Cremasco e di Geradadda.

Magnifico Conrado fratri nostro.
Per le perfidia et tradimenti delli inimici nostri, ali quali, nè a lor scripture, nè salviconducti se pò prestare fede alcuna, ce siamo mossi iustissimamente et con quella honestate che non hanno facta loro ad revocare li salviconducti, delli quali haveray informatione per la introclusa copia d'una lettera, quale scrivemo ali Rectori de Pergamo, et la qual lettera volimo subito la mandi ali dicti Rectori per messo, el quale reporta la respuosta loro. Et passati che seranno li dì de contramando et anche uno dì più, per meglio iustificarse apresso Dio et il mondo, tu gli potrai correre et farli damnezare. Ma ben volemo che prima tu aspecti la resposta loro et apre le lettere sue per meglio intendere como tu te doveray regere, perchè non voressemo per modo alcuno in alcuna minima cosa mancare del'honore nostro. Havemo etiamdio scripto in campo inimico al conte Iacomo e Governatori agravandose del tradimento hanno commesso contra l'homini et terra nostra de Castellione sotto loro salvoconducto, et avvisatoli che revocamo li salviconducti de Pandino et Agnadello per nuy comessi in contracambio del vescovato de sopra; ma non volimo perhò che tu facii, nè lassi offendere li dicti da Pandino, nè d'Agnadello fina tanto che te scriveremo altro. Ma ben volimo che tu avisi li nostri del dicto vescovato de sopra che se guardeno aciò non li intervenga quello è intervenuto a Castellione. Et similiter avisarai quelli altri nostri de qua da Adda che se hanno salvoconducto in contracambio dele terre de Cremasca et Giaradada et che se habiano a guardare perché, havendo nuy revocati li contracambii, vengono etiamdio ad essere revocati li salviconducti delli dicti nostri. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.