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76. Francesco Sforza alla duchessa Bianca Maria 1453 agosto 13 "in castris apud Gaydum".

Francesco Sforza informa la consorte dell'inganno operato dai nemici che sono penetrati in Castelleone, indifesa perchè fiduciosa degli ampi salvacondotti concessi agli abitanti, che se ne stavano "fora dela terra" e che, intenti alle faccende loro, furono presi con il loro bestiame. A tanta disonorevole azione i nemici sono stati spinti dalla constatazione che "li facti soi sonno per andare male et in ruyna per respecto della venuta del re Renato et li nostri apparati". Per reazione a tanta vergogna nemica, lui (duca) ha annullati tutti i salvacondotti dati nel Cremasco, nella Geradadda, nel Bergamasco, nel Cremonese e nel Bresciano, e ha fatto avere notizia della sua ritorsione ai Rettori di Bergamo, al governatore e al provveditore del campo veneziano. Per tranquillizzarla, fa sapere alla consorte che Donato è penetrato con dei suoi uomini in Castelleone e altri ancora vi sono entrati in nottata, mentre a Pizzighettone si trovano Corrado, Taddeo dal Verme e Sagramoro con otto squadre di gente d'arme e di fanteria, come le riporterà la lettera tasmessale e che lei farà avere al Consiglio segreto perchè mettano in guardia chiunque ha salvacondotto dai nemici.

[ 23v] Illustrissime domine ducisse.
Perchè ala signoria vostra sia noto quanto corre de zà, la advisamo, como per altra gli havemo scripto, che zobia passato, a dì viiii del presente vencturo, mandarono ad Castellione alcune squadre de gente d'arme et così fantarie et guastatore et cervede per torre quella nostra terra de Castellione, non havendo alcuno respecto, nè alcuno reguardo che quella terra havesse salvoconducto da loro per lo contracambio che nuy havevamo facto ad alcuni lochi de Cremascha, lo quale salvoconducto era così largo et amplo quanto fusse facto may nissuno salvoconducto, como la signoria vostra vederà per la copia inclusa, sich'el momento et progresso hanno facto contra la dicta terra non l'hanno possuto fare se non con grande ingano et tradimento, rompendo la fede et promesse loro facte con tanta efficatia et solemnità como sonno, cogliendo et serrando li homini fora dela terra, quali stavano tuti ad fare le facende loro sotto la fede et promessa et secureza d'esso salvoconducto, et pigliandoli con tuti li loro bestiami et robba soa gli trovavano. Et volendo astringere li dicti homini che gli volesseno (a) dare la terra, essendogli resposto per li homini erano de fora et dentro che la terra non volevano, nè possevano dargli, perchè era la nostra, tandem se sonno firmati intorno quella nostra terra, la quale hanno trovata sproveduta senza alcuno forastero et soldato, perchè nuy se fidavamo anchora socto dicto salvoconducto et non ne paria necessario tenergli soldati; et benchè per el passato l'habiano pur malosservato le loro promesse, tamen non credevamo che dovessero prorumpere in tanto expresso tradimento et ingano como è questo. Ma, veduto loro che li facti soi sonno per andare male et in ruyna per respecto della venuta della mayestà del re Renato, et li nostri apparati, et attendute le loro male conditione in le quale se trovano acomodati ad dovere perdere, seguitano li modi de quelli che sonno presso al ponto della morte, cioè fare ogni soa possanza per ogni via et modo, credendo de possere scampare; et cosi fanno loro, perché, vedendose malparati, como è dicto, postponeno la fede et l'honore credendo per questa via salvarse possa che si (b) vedeno la forza, l'inzegno, nè la facultà et virtù gli basta ad defenderse per la via honesta, licita et iusta, como deveriano circhare de fare, ma questo speramo non gli haverà ad giovare, procedendo loro con tanta iniquità, inganno et falsità, como fanno, et che in ogni modo haverano ad ruynare et fare male li facti soi in questo anno. Quanto al facto de Castellione advisamo la signoria vostra che Donato gli è intrato dentro con alcuni [ 24r] et credemo, questa nocte passata et anche per questa proxima, gli siano intrato et intrararanno delle altre gente secundo l'ordine havemo dato, et ad Pizguitone se trova Conrado, domino Tadeo del Verme et messer Segramoro con circa otto squadre de gente d'arme et fantarie, quale faranno quelle provisione siano necessarie per salveza de quello locho. Sichè la signoria vostra staghi de bona voglia, et per evitare in futurum simile inconveniente per la (c) inobservantia della fede et promesse loro, per non stare nuy et li subditi nostri in questo pericolo nel'advenire, havimo revocato tutti li salviconducti per nuy concessi, cosi in Cremascha, Gera d'Ada, et Bergamasca, como in Cremonese, Bressana et in ogni altro locho, secundo la signoria vostra vedrà per la inclusa copia della lettera havemo hogi scripta al governatore et proveditore del campo dela Signoria, etiam alli rectori de Bergamo, con deliberatione de non concederne più veruno et che li subditi nostri non ne acceptano alcuno. Piacia ala signoria vostra, letta questa nostra lettera, mandarla al nostro Consiglio secreto ad ciò la vedano et provedano in advisare ogniuno, cosi quelli hanno salvoconducto da inimici, como li altri non l'hanno, perchè stiano advisati et non receveno damno, et ad questo fare tute le provisione gli parerano necessarie. Data in castris apud Gaydum, die xiii augusti 1453.
Zanetus.
Cichus.

(a) volesseno scritto su rasura.
(b) si in interlinea.
(c) la in interlinea.