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791. Francesco Sforza al referendario di Pavia 1454 gennaio 19 "Aquanigre".

Francesco Sforza ingiunge al referendario di Pavia, che gli ha comunicato il nuovo "excesso et tumulto" contro i dazieri che ha sconvolto Pavia di volere che si faccia un'indagine sui colpevoli contro i quali vuole che si agisca "rigidamente et severamente". Vuole che convochi i deputati di provvisione e riferisca loro il rammarico del duca per avere usato umanità con gli autori delle precedenti sommosse della città. Sappiano tutti che è inutile perorare per i colpevoli delle nuove agitazioni: chiunque avrà sbagliato, pagherà il fio del suo errore.

Referendario Papie.
Per vostre lettere restiamo avisati del'excesso et tumulto facto in quella nostra cità contra Ii nostri dacieri Iì per quelli giottoni et gli altri che hanno susitato questo rumore; del che havemo despiacere et molestia et tanto quanto dire se possa, tanto più quanto questo è multiplicare errore sopra errore et renovare Ie paghe vechie.
Pertanto volemo, et per Ie presenti ve commettemo che debiati provedere per via de inquisitione et condemnatione contra tuti questi tali che atrovareti delinquenti et colpevoli in questa cosa, ex forma officii vestri, rigidamente et severamente et non guardate in volto ad persona veruna, et sia che se voglia. Et del tuto quanto procederite in questa materia, continuamenti avisatene per vostra littera.
Apresso volemo che ve retrovati con quelli deputati ad la provisione de quella nostra comunità et gli faciati questa ambassata per nostra parte, che nuy comprendemo manifastamente ch'el havere perdonato lo inconvenente passato che occorse in quella nostra cità et havere usato humanità ad quelli che fecero quello altro excesso, ha più presto ingagliardito et facto presumptuosi [ 213r] de quelli de Pavia che castigate, nè emandati, et ha più presto noxuto che giovato. Donde li avisareti et certificareti per nostra parte che da hora inante nuy deliberamo non perdonare più, s'el fosse nostro figliolo che falasse, imo punire ciascuno che desordanerà et cometterà simili errori per modo dagano exempio ad Ii altri, et non sia veruno de loro che ne (a) parla più de perdonare, nè fare gratie, perchè che ne Ie domandarà se faticarà indarno. Data Aquenigre, xviiii ianuarii 1454.
Christoforus.
Cichus.

(a) ne in interlinea.