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926. Francesco Sforza al podestà, al Comune e agli uomini di Treviglio (1454 febbraio 12 Milano).

Francesco Sforza ripete al podestà, comune e uomini di Treviglio quanto ha già detto ai loro ambasciatori, e, cioè, quanto allo strame, devono dare fieno finchè ne hanno e poi stobie e "altri strami". Circa la limitazione dei cavalli, li informa che per quel che gli ha riferito in giornata il cancelliere di Colella da Napoli, li allieverà subito di loro. Li rassicura di aver rifatta la licenza per 300 some di biada.

[ 249r] Potestati, comuni et hominibus Trivilii.
Li vostri ambassatori, quali sonno stati qui da nuy n'hanno rechiesto doe cose, l'una che aIe zente d'arme lozate Iì possati dare delle stobie et altri strami, mancandovi il feno; l'altra che vogliamo limitare quanti cavalli haveti a tenere; et quantunche habiamo resposto a loro, nondimeno respenderemo ancora a vuy. Et quanto ala parte del strame, dicemo che gli debiati dare del feno finchè gli n'è, et quando non gli ne sarà più, saremo contenti gli dagati delIe stobie et delli altri strami che havereti; et comettiamo a ti, podestà, che vedi la quantità del feno che gli è et gli ne faci dare. Ad la parte de limitare Ii cavalli, dicemo che questo non bisogna, avisandove che per certe cose, quale ne disse hozi el cancellero de Colella de Napoli, nuy ve aleviaremo subito deli dicti cavalli. La licentia de CCC somme de biade, ve I'havemo facta refare, como vederiti.
Data ut supra.
Irius.
Cichus.