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928. Francesco Sforza a Bartolomeo Colleoni (1454 febbraio 13) Milano.

Francesco Sforza risponde al Colleoni di non poter accordare la richiesta di una riduzione dell'onere del sale per i Bellanesi, pur se il Colleoni gli ricorda la loro "fede et devotione", oltre l'aiuto da loro dato per la presa di quella rocca. Gli ricorda di aver preso parte con un intervento favorevole e di aver concordato con loro una composizione, come può confermare Simone Origone, autore di una promessa, a loro nome, del pagamento di un certo quid che deve ancora essere onorato. Inoltre, ogni altra concessione sarebbe un precedente per eguali pretese dei loro vicini.

[ 249v] Magnifico Bartholomeo Coleono.
Havemo recevuto una vostra lettera per la quale ne recordati la fede et devotione verso nuy et stato nostro delli homini nostri da Bellano et del'adiuto hanno dato a quella impresa della rocha, iI perchè ne gli recomandate strectamente nel facto del sale; ala quale respondemo che dela loro fede verso nuy siamo certissimi, ma, comprendendo che non ve hanno bene informato circa'l facto del sale et se gravano et lamentano contra il dovere et honestà, et per chiarirve de questo ve avisamo che loro stessi feceno una compositione con la nostra Camera de pagare certum quid de sua bona voluntà; et gli parse alhora remanere satisfacti et havere Ia cosa a suo modo, como potria atestare Simone Origone, el quale promisse per loro de pagare infra certo termine, et non hanno pagato né voriano pagare. Ulterius Ii fecessemo una bona et grande reductione del sale, e mò non voriano pagare pur su quella reductione e, quando nuy Ii consentissemo, non voriano pagare niente, che seria uno guastare il facto nostro, perché l'altri suoy vicini fariano il simile. Dela qual cosa ve havemo voluto avisare, aciochè, retornando loro da vuy, gIi sapiate respondere, certificandovi bene che l'animo nostro è de tractarli bene in ogne cosa. Ex Mediolano, die suprascripto.
Ser Iacobus.
Cichus.