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951. Francesco Sforza a Bartolomeo da Correggio e a Gracino da Pescarolo (1454 febbraio 18 Milano).

Francesco Sforza vuole che Bartolomeo da Correggio e Gracino da Pescarolo accertino se maestro Beltramino da Como è debitore dell'abbazia tortonese di Sant'Alberto e, se così fosse, lo inducano a dare di quanto è debitore a Taddeo, fratello di Pietro da Noceto, che ha avuto dal pontefice, con il consenso ducale, tale abbazia.

[ 255v] Domino Bartholomeo de Corigia et Gracino de Piscarolo.
Più dì fa nuy havemo compiaciuto al venerabile domino Tadeo, fratello de domino Petro da Noxeto della abbatia de Sancto Alberto della diocese Tertonese, quale esso domino Tadeo ha impetrata dala sanctità de nostro Signore de nostro consentimento; et così è nostra intentione che luy la golda pacificamente. Et perché ne è stato dicto per sua parte che uno maestro Baltramino da Como, habitatore de quella nostra cità, ha in sé circa ducati cento cinquanta della predicta abbatia di quali debitamente è tenuto ad satisfarli, rechiedendone che circa ciò li volessemo provedere de opportuno remedio, pertanto siamo contenti et ve commettiamo che ad (a) instantia del dicto domino Tadeo, overo ciascuno suo messo, presente exibitore, havuto da vuy el dicto maestro Beltramo et havuta bona informatione sopra ciò, attrovando la cosa essere così, debiati astringerlo per ogni modo opportuno ad satisfare integramente et pagare tuto quello che se attrovarà debitore della dicta abbatia; et questo se facia summarie et expedite et con più celerità che sia possibile.Data ut supra.
Christoforus.
Cichus.

(a) Segue alcuno depennato.