Registro n. 16 precedente | 980 di 1825 | successivo

980. Francesco Sforza a Giovanni Stefano de Casate, capitano della Lomellina 1454 febbraio 22 Milano.

Francesco Sforza fa presente a Giovanni Stefano de Casate, capitano della Lomellina, che i feudatari del contado di Pavia gli hanno fatto rilevare come poco sensato, che solo quelli della città siano stati eletti per fare il compartito, motivando il ricorso con il dubbio che i tassatori cittadini appesantiscano oltre il debito le terre feudali per alleggerire se stessi. Il duca ritiene ragionevole che in tale operazione vi sia anche chi non vi è compromesso e, perciò, ha scelto lo stesso, Giovanni Stefano a partecipare all'operazione del compartito insieme con i tassatori delle terre feudali, e sia l'uno che gli altri gli espongano i loro pareri "inanti che se butta fora la tassa ale predicte terre"

Domino Iohanni Stefano de Casate, capitaneo nostro Lumelline.
Ne hanno facto dire alcuni nostri feudatarii del contado de Pavia che in la nova comparticione delle tasse di cavalli gli pare pocho ragionevele che quelli dela cità, che sonno electi per fare il compartito, gli debbano tassare loro, dubitandose forse che non caricasseno più del dovere le terre feudale per legierire se stessi. Et che, proinde, gli vogliamo provedere de qualche adiuto, qual non habia interesse in la facenda et sia fora d'ogne passione, senza il quale li dicti electi ala compartitione non possano tassare le terre feudale, acioché la cosa passa senza suspitione, ma equalmente ogni homo porti il caricho suo. Parendone aduncha honesta la sua domanda et confidendoce in la vostra prudentia et driteza, havemo electo voy che debiati essere con dicti tassatori circha le dicte terre feudale; et postea del suo et anche del vostro apparere ce avisariti, inanti che se butta fora la tassa ale predicte terre, avisandone che havemo scripto ali dicti tassatori che non procedano al compartito delle terre feudale senza vostra participatione. Siché intendite la cosa maturamente et deinde avisatice. Mediolani, xxii februarii 1454.
Ser Iacobus.
Cichus.