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1209. Francesco Sforza al luogotenente di Cremona 1450 dicembre 17 Lodi

Francesco Sforza ordina al luogotenente di Cremona di portarsi a Casalmaggiore per costringere gli uomini d'arme a restituire quanto avevano razziato nella loro incursione nelle terre di Carlo Gonzaga. Renda pubblicamente noto che ai recidivi spetterà l'impiccagione. Passate le feste, si porti da lui.

[ 310r] Locumtenenti Cremone.
Nuy siamo avisati che quelli nostri homini d'arme stano a Casal Maiore sonno corsi nelle terre de misser Carolo da Gonzaga (1) et hanno facto certa preda, como se fosaro corsi a terre de inimici, dela qual cosa havemo havuto summo despiacere et siamone trovati tanto turbati et de mala voglia quanto al mondo se potesse dire. Il perché volimo che, subito recevuta questa, ve debiati transferire ad Casalmaiore in persona et provedete et facti cum effecto che dicti homini d'arme restituiscano ogni cosa havessero tolta che non gli manchi uno puntale de stringa, per modo non ne sentiamo querella, persuadendogli a tuti che da mo inanzi se guardano da fare simili excessi, certificando ognuno da parte nostra che li primi sentiamo incorrano da mo inanzi in simile acto, senza remissione alcuna li farimo impichare per la gola et habiano nome como vogliano, et se may pensate fare cosa ne sia grata et desiderati satisfarne in cosa alcuna, ve sforzati fare questa cosa in modo che a ogniuno sia nota questa nostra voluntà, rescrivendoce de tuto, como haveriti fato, et per certo ne pare pur vostro mancamento che essendo vuy nostro locotenente lì et havendove nuy dato le vice nostre et l'auctorità de potere fare, et cetera, non provediati a simile cose senza che nuy ne habiamo tedio. Havemo hora inteso quelo scriveti a Cicho del vostro venire qui, ad che ve dicemo che, si per alcuni respecti qualli non ve scrivemo, si ancora perché siamo in andare a Millano dove staremo queste feste et poi tornarima qui, non ve portati dellà per cosa alcuna, poi, quando siano passate le feste et che nuy siamo tornati qui potreti venire a vostra posta. Tamen non ve partiti de là senza licentia nostra et exequiti quanto havimo dicto de sopra et s'el fose niuno che recusasse volere restituire le cose tolte, volimo li fatiati metere in presone et ne fati quella punitione ve parerà. Laude, xvii decembris 1450.
Cichus.
Dupplicata die xviii.


(1) Si tratta di Carlo Gonzaga.