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1332. Francesco Sforza a Simone Benedetti da Pesaro 1451 gennaio 3 Milano

Francesco Sforza rimprovera Simone Benedetti da Pesaro, podestà di Fiorenzuola d'Arda, per aver liberato senza permesso gli autori di furti, trattenendo un solo ragazzo. Vuole che riferisca l'accaduto e non proceda contro il ragazzo fino a nuova disposizione ducale.

Potestati Florenzole (1).
Siamo informati como per una certa robbaria che fo facta alli dì passati tu facesti pigliare li malifactori, insieme con li quali era uno Ambrosino, dicto Campagnolo, della Chiarella, ragazzo de Marino, homo d'arme de messere Gasparo del Piglio, et pare che tu habbi licentiato tutti li dicti malfactori, excepto lo dicto Ambrosino, al qual tu dice volere fare rasone, et cetera. La qual cosa, essendo cossì, che non lo possiamo imperò credere che tu habbi licentiato li dicti malfactori senza nostra licentia, ne maravigliamo asay. Et pertanto volemo che per toa littera ne debbi avisare pontaliter la cosa como è passata et infra questo mezo non fare altra novità contra esso Ambrosino perfina tanto che tu haveray da noy altro in contrario. Et questo non manchi, per quanto hay cara la gratia nostra. Mediolani, iii ianuarii 1451.


(1) Identificato come Simone Benedetti da Pesaro (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 504).