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1453. Francesco Sforza a Vincenzo Amidani 1451 gennaio 17 Milano

Francesco Sforza torna a scrivere a Vincenzo Amidani della vertenza tra Giacomo Borromeo, vescovo di Pavia, e i canonici regolari di San Domenico, dicendosi disposto ad accettare qualsiasi decisione di Niccolò V.

Vincentio, canzellario (1).
Vertendosse alli dì passati differentia fra el reverendo monsignore lo episcopo de Pavia (2) et gli monaci regulari per la ecclesia de Sancta Epifania da Pavia, scripsimo alla santità del nostro Signore in favore d'essi monaci, il perché siamo informati che la santità sua gli concesse certe bolle. Poy etiamdio subsequenter, non havendo noy ad memoria quanto havissimo prima scripto in favore d'essi monaci, daessimo in commissione ad Nicodemo, nostro canzellario (3), che instasse a nostro nome apresso la clementia del nostro Signore per lo prelibato reverendo episcopo: et cossi per inadvertentia venimo ad havere scripto et preghato in favore d'ambeduye le parte. Ma sia como se voglia, volimo che tu chiarissi la santità soa che sarimo contenti che indifferenter se facia rasone et como piacerà ala soa santità e che nondimeno, per exonerare la beatitudine soa dagli affani, ce studiaremo componere la parte cum qualche bono mezo, perché de nostra mente fo scripto et preghato per ambeduye le parte. Ma como havimo dicto, ce sforzaremo componerle. Data Mediolani, xvii ianuarii 1451.
Cichus.


(1) Si tratta di Vincenzo Amidani.
(2) Si tratta del vescovo Giacomo Borromeo (cfr. GAMS, Series episcoporum, p. 801).
(3) Nicodemo Tranchedini da Pontremoli.