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1488. Francesco Sforza agli Anziani e al Gonfaloniere di giustizia di Lucca 1451 gennaio 22 Lodi

Francesco Sforza informa gli Anziani e il Gonfaloniere di giustizia di Lucca che era all'oscuro della richiesta fatta loro dal fratello Alessandro e del pessimo comportamento del famiglio Angelo: scriverà a entrambi in modo che non rechino più alcuna noia.

Ancianis et Vexilifero iusticie populi et comunis lucani.
Dapoy che havimo spazato ser Simone, havimo recevuto una vostra littera et inteso quanto ne scriveti dela rechesta ve havia facta misser Alexandro, nostro fratello, etiam deli damni et cativi portamenti ha facto Angello, nostro famiglio, nel suo passare per andare a Piumbino et dela rechesta che ancora lui ve fa de havere stancia in li torroni vostri, de che ne pare habiati preso affanno assay et umbreza. Dicimo che n'havimo havuto dispiacere asay, perché questo è stato contra la mente e saputa nostra e scrivemo opportune alo prefacto misser Alexandro et Angello, per modo che da loro non haveriti più molestia alcuna, ma ben ve dicimo che nuy credimo che queste recheste ve hanno facte li predicti hanno facto a baldanza, perché sanno la bona et ferma amicicia havimo cum vui, certificandovi che, quando deli nostri fossero in le terre vostre, sariano sì fidelmente ala deffesa vostra quando dela persona nostra [ 367v] propria. Et de questo non ne fati dubio alcuno, como in ciò più largamente ve referirà ser Simone, nostro cancellero (1), a bocha, ala quale piaza credere quanto ala propria nostra persona. Laude, xxii ianuarii 1451.
Franciscus Sforcia Vicocomes, et cetera.
Cichus.


(1) Si tratta di Simone Giorgi da Spoleto.