Registro n. 2 precedente | 165 di 1791 | successivo

165. Francesco Sforza a Pietro Cotta 1450 agosto 23 Lodi

Francesco Sforza comunica che gli ambasciatori di Como si sono lamentati con lui perché, oltre all'addizione dei dazi, Pietro Cotta ha richiesto alla città un sussidio particolare che sarebbe meglio togliere. Altra lamentela nasce dal fatto di privare i deputati di quella comunità del potere di calmierare la carne: si revochi tale disposizione. Quanto poi all'ufficio delle vettovaglie, si provvederà in modo di accontentare la città.

Petro Cotte, consiliario.
Dilectissime noster, sonno venuti a noy ambasatori comaschi, li qualli fra l'altre cosse dicendo che ultra l'addicione di dacii per tri anni avenire in nostro subsidio tu gli domandi subsidio particulare, del che se gravano molto in nome de quella comunità, rechedendo che tal particularità voliamo fare et metere silencio et star contenti al subsidio del'addicione facta in comune. Alli quali, benché habiamo resposto che ad quelli ce subvenirano faremo bone et debite assignacione, pur se gravano et instano che non se facia altra richesta. Il perché dicemo cusì che tu, che è sulo facto, debbi considerare ogni cosa et quanto potria intervenire per troppo asprezare la cosa et procedere cum bona maturità humanamente et cum dolci modi inducergli s'el se pò; casu quo non, non vorresemo già tanto aspregiarli che potesero dire farlo per forza. Siché in questo habi bona consideracione al facto nostro et provede cum tua solita prudencia a quanto se pò.
Ulterius, dicono questi ambasiatori che sonno emanati nostre littere per vigore dele quale se tolle l'arbitrio et la possanza alli deputati de quella comunità de dare la meta et calmero ale carne se vendano lì et data tal possanza alli officiali, la qual cosa non è senza suspicione che li bechari vogliano cometre fraude, cercando questo contra l'usato. Et perché de tale littere non siamo informati se forse non fusero procedute dal nostro Consiglio, volimo tu te ne informi et, inteso quanto te sarà dicto da loro sopra ciò, volimo, parendote, che tu revochi questa cosa et la retorni al consueto.
Quantum autem al facto deli logiamenti, havimo scripto ad Boniforto Guarguaglia quanto se debba fare cum tua participacione, siché provede al tuto cum tua solita prudencia.
[ 104r] Ceterum, perché ci hanno richesto che gli vogliamo reintegrare la iurisdicione de quella cità et ge lasiamo l'officio dale victualie fine ad kalende de zenaro prossimo avenire, volimo che tu gli respondi che al facto dela iurisdicione gli provederimo in modo restarano ben contenti et lo officio dele victualie li lassarimo como domandano. Laude, die xxiii augusti 1450.
Cichus.