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321. Francesco Sforza a Bettuccio Cortesi da Cotignola 1450 settembre 11 Milano

Francesco Sforza vuole che Bettuccio Cortesi da Cotignola punisca i suoi uomini che di notte escono per vendemmiare uva e frutta dei cittadini.

Castellano castri Cremone (1).
Havimo giara informacione che gli tuoi famigli a tempo de nocte calono la piancheta dal secorso de quello nostro castello et iscono de fori ad vendimiare le uve et fructi deli nostri citadini et poveri homini, la qual cosa quanto sia scandalosa et vergognosa pensalo tu. Et benché ce rendiamo certi et non dubitamo niente che sia senza tua saputa et consentimento, nondimeno non è senza tuo grande caricho et imputacione et grande rigiamo a noy, et pertanto volimo che cum omni dilligencia intervenghi qualli sono quilli deli tuoi che hanno comeso questo errore, et li punisi del passato, admonendoli et facendo tal provissione che per la venire non intervenga simile cose, dele quale se domandarimo ultromodo mal contenti. Et attende ben a questo, che non extimemo poco. Mediolani, xi septembris 1450.
Cichus.


(1) Identificato come Bettuccio Cortesi da Cotignola (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 634).