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471. Francesco Sforza al podestà di Sale 1450 settembre 20 Milano

Francesco Sforza chiede al podestà di Sale il motivo per cui Lorenzo Trovamala, Giovannibono Maggi, Agostino Galliani e Guglielmo Teti non si sono presentati come ha ordinato, nel qual caso richieda la pena comminata di cento ducati d'oro a ciascuno di loro, rinnovando l'ordine di presentarsi.

[ 161r] Potestati Salarum (1).
A xv vel a xvi del presente te forono presentate littere per nostra parte da Gulielmo da Malindo et Ferraro de Valo, como siamo informati, per le quale doveve fare comandamento a misser Lorenzo Trovamala, misser Zohanne Bono Mazo, Agostino Galiano et ad Gulielmo Theto de quella nostra terra incontinenti et senza dimora dovesero comparere denanti al conspecto nostro ad oldire et intendere quanto li voremo dire et questo sotto pena de ducati cento d'oro per cadauno de loro ipso iure et facto, da essere applicati ala Camera nostra, et etiam sotto altra pena como in esse nostre littere se contene, ale quale te scrissemo che presto tu ne dovesti rispondere. E ora non sonno venuti né tu ce hai resposto, dil che molto ne maravigliamo de tal tua negligencia, la qual non possimo se non cannari et detestare, unde volimo et dicimo tu ce advisi se tal comandamento lo hai facto et habiano disobedito et, eo casu, tu procedi a fare rescotre la dicta pena, se de infermitate o d'altra simile causa non hanno digna excusacione, e li dinari manda al nostro Thexaurero generale (2) incontinenti. Et preterea falli un altro simile comandamento, debiano comparere denanti da noi sotto consimile pena. Si vero non li hay facto lo primo comandamento, hay facto male et te ne porresti avedere che ne dispiace, ma fallo de novo e prestissimo respondene et advisa de quanto sarà seguito, per quanto hai voglia de non perdere la gracia nostra. Mediolani, die xx septembris 1450.
Iohannes de Ulesis.


(1) Identificato come Antonio Rossi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 370), tuttavia l'inizio della carica (1450 ottobre 1) è successivo alla data della missiva registrata.
(2) Identificato come Boccaccino Alamanni (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 109).