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481. Francesco Sforza a Federico Cani 1450 settembre 22 Milano

Francesco Sforza comanda a Federico Cani di restituire i dieci carichi di frumento che, in spregio delle esenzioni, ha tolto ad Angelello da Lavello, imponendogli rispetto per le concessioni ducali di esenzione.

[ 163r] Potestati Retorbii (1).
El spectabile Angelelo de Lavello, nostro conductero, como te havemo scripto per altra, ne dice et lamentase de vuy che non volite observare la executione quale habiamo facta et concessa ale herede de Christofano da Lavello, et che gli haveti tolto circha dece some de formento, perché voleti contribuiscano per la rata parte sua como fanno li altri de quella terra per le possessioni che loro hano lì. Dela qual cosa ne meravigliamo assay de vuy, che non habiate voluto observare le nostre littere de exemtione e perché nostra intentione è che le exemtione nostre siano observate, pertanto volemo et per la presente vi comandiamo debiate, ricevuta questa, restituire al dicto Angelello, o ad qualunche altro suo meso presente portator, tuto quello formento gli fosse tolto per dicta cagione. Et de qui inanzi fati non presentiamo che cosa alcuna habiate contrafacto ala nostra exemtione, perché come habiamo dicto volemo le exemtioni per nuy concesse o confirmate siano observate. Data Mediolani, die xxii setembris 1450.
Cichus.


(1) Identificato come Federico Cani (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 349), tuttavia la sua lettera di nomina e l'inizio della carica (entrambi 1450 ottobre 1) sono successivi alla data della missiva registrata.