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891. Francesco Sforza a Otto Visconti 1450 novembre 18 Milano

Francesco Sforza ordina a Otto Visconti, podestà della Valsesia, che la quota di sussidio raccolta a Varallo, Borgosesia e Vallengia venga subito mandata, mentre agli uomini di Ballanza, renitenti a versare la loro quota, si prospetti il raddoppiamento della medesima se persistessero nel rifiuto di concorrere al sussidio.

[ 248r] Potestati Vallis Sicido (1).
Ne para zamai essere de debito et honestà deli homini da quella nostra valle a satisfare ala Camera nostra per il subsidio deli ducati duicento per loro promesso. Et perché, intendando noy per relatione de duy d'essi homini venuti qua, che li homeni da Varallo, Borgo et Vallengia de dicta valle hanno parechiati li denari per la portione sua de dicto subsidio et che li homini de dicto luoco de Ballanuza et deli altri luochi da lì in suso che sono dela iurisditione de quella valle son rinitente a volere satisfare per la loro portione del dicto subsidio, qual cosa non poco habiamo in dispiacere, volimo et te mandiamo che, viste le presente, statim provede che quelli denari hanno pagati li detti homini da Vallaro, Bergamo et Vallengia senza dimora siano mandati qua da esse numerati come ordinarano li Maystri dele intrate nostre. Et ulterius farai fare commandamento alli predicti homini de Ballanza et altri luochi suprascripti che infra sei dì proximi avenire depoi facto commandamento debiano havere mandato qua integralmente tucti quelli denari li vengono imparte per lo dicto subsidio, sotto pena de pagare el duplo et il dicto termino, se non havirano satisfacto superinde. Volimo et infina per le presente te commandiamo che constringii li decti homini ad pagare cossì el debito dela pena come el principale debito del dicto subsidio, mandando qua il canepare d'essi luochi ali predicti Maystri dele intrate. Et in queste cose non ne cada fallo, rescrivendo subito ad essi Magistri come haviray facto in nele cose predicte. Mediolani, xviii novembis 1450.
Cichus.


(1) Identificato come Otto Visconti (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 305).