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354. Francesco Sforza a Giovanni Filippo Fieschi 1450 novembre 26 Milano

Francesco Sforza comunica a Giovanni Filippo Fieschi, conte di Lavagna, di aver inteso da antonio e da gentiluomini da Lonate che con il consenso del doge e della comunità di genova, egli intende muoversi verso il castello di Surlo e altre terre vicine alle sforzesche. Egli stenta a credervi, ma se così fosse gli consiglia di desistere dall'impresa.

Iohanni Filippo de Flischo, Lavanie comiti.
Li spectabili miser Antonio et li altri zentilihomini da Lonà, nostri cari, fideli et devoti servitori et cittadini pavesi, ne hanno significato havere inteso et essere certificati per multe vie che la magnificentia vostra fa grande amasso de zente et ha deliberato con el favore del'illustre miser lo duxe et magnifica comunità de Zenova de andare ad campo al castello de Surli et ale altre soe terre vicine alle vostre, con dire che l'ha licentia da noy de torle, se le poterà havere, dela qual cosa se miravigliamo, si cossi è, nì lo possimo credere, perché, essendo fra la magnificentia vostra et nuy quella intrinseca benivolentia et amicitia che è, se confidamo, immo siamo certi, cercaresti sempre de favorezarli et defenderli contra qualunca gli volesse torre le terre sue, non che torglile voy. Et questa ferma opinione havemo dela magnificentia vostra perché nuy etiandio mectiressimo lo stato et tucto quello havimo per difendere le vostre. Nondimanco, per satisfare ale rechieste deli dicti zentilihomini, ali quali compiaceressemo in mazore cosa et vorressemo sempre difendere le cose soe come le nostre proprie, et etiandio per satisfatione dela mente nostra, ne havimo voluto scrivere ala magnificentia vostra et la confortiamo et pregamo che, si vero è quello è dicto de sopra, che non possemo però credere, gli piaza desistere dala dicta impresa et non solamente non impazarse dele dicte soe terre, ma piutosto favorirle quando per altri gli fusse dato impazo et demum fare per l'honore et bene deli prefati zentilihomini et d'esse soe terre, come la magnificentia vostra vorria che noi facessimo per bene dele soe et come farissemo continuamente per l'amore che ve portamo, perché cossì facesse, oltra che sarà signo de ben vivere et convicinare inseme, l'haviremo in singulare piacere et contentamento dala magnificentia vostra. Ali piaceri dela quale siamo continuamente aparechiati et haviremo caro ne rescrivate qualche cosa circa de ciò. Mediolani, xxvi novembris 1450.
Cichus.