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368. Francesco Sforza a Gerardo Donni da Rivanazzano 1450 novembre 28 Milano

Francesco Sforza comunica a Gerardo Donni da Rivanazzano, podestà di Castellazzo Bormida, che intende attenersi a quanto unanimamente richiesto dal consiglio cittadino, ossia che nessuno goda di passate esenzioni da carichi generali, anche se il duca vuole siano rispettate eventuali esenzioni antiche.

Potestati Castellacii (1).
Como credemo sii informato, li homini de quella nostra terra del Castellaccio fra li altri capituli ne domandarono che volessemo revocare tutte le exemptione facte da qui indrieto per noy o per altri in quella terra et che ognuno habitasse o havesse beni nella terra o iurisditione del Castellacio contribuisse alli carichi et graveze occurente in quella terra per la ratta soa, como se contene in dicti capituli. Alla qual rechiesta non volessemo fare altra risposta, se prima non eranno informati della voluntà di tutta la comunità. Mò al presente siamo advisati che per questa casone in quella nostra terra se è facto conscilio generale, dove anchora è stato Piero Acceptante, nostro fameglio, nel qual conscilio hanno terminato et sonno stati contenti unanimiter, nemine discrepante, che in quella terra non sia niuno exempto. Et per questa casone hanno de novo mandato ad noy ad supplicarne che vogliamo concederli dicto capitulo suo, et cetera. Pertanto, vedendo noy che questo è voluntade de tutta quella nostra comunità, siammo contenti ch'el dicto capitulo se intenda per noy alla dicta comunità concesso et assentato como domanda, (a) dechiarando però che, s'el fosse persona alcuna quale havesse exemptione antique et se pretendesse havere rasone, per la qual la exemptione gli dovesse essere servata, che noy intendimo et volimo gli sia ministrata iusticia et rasone, la quale con honestà non ne pare potere né dovere negare ad nessuno. Data Mediolani, xxviii novembris 1450.
Cichus.
Registrata post capitula comunitatis Castellacii in libro capitulorum.


(a) Da ch'el dicto a domanda scritto a margine.

(1) Identificato come Gerardo Donni da Rivanazzano(cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 541).