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380. Francesco Sforza al capitano di Casteggio e a Gracino da Pescarolo 1450 novembre 28 Milano

Francesco Sforza vuole che il capitano di Casteggio non costringa gli uomini di Castana a pagare per il cavallo rubato ai dazieri dell'imbottato, tanto più che il maggior sospetto del furto cade sui soldati ivi alloggiati.

[ 80r] Capitaneo Clastigii (1).
Se gravano el reverendo prothonotario di Butigelli et l'homini de Castano che tu gli gravi et voli constrengerli al pagamento de uno cavallo tolto et furtato ali dacieri del'imbotato a quello loco de Castano. Et alegando loro essere malcontenti de ogni inconveniente nasca lì, como quilli a chi spiace, ce hanno suplicato che vogliamo provedere che non siano molestati per dicta cagione, dela quale sonno innocenti. Et perché se dicto cavallo è stato furtato, più imputatione cade ali soldati allogiati lì che al'homini, volimo che, nanci tu procedi contra essi homini, tu habi bona informatione, non li molestando contra el dovere, perché gli pare grave tanti cavalli quanti hanno a casa, senza che siano etiam gravati a pagamento de quello non hanno havuto. Siché in questo habi advertencia che non siano gravati ultra el dovere, ma fazase ragione. Data Mediolani, xxviii novembris 1450.
Cichus.
In simili forma Gracino de Piscarolo, mutatis mutandi.


(1) Non identificato (la carica è segnalata da SANTORO, Gli uffici, p. 343, dal 1451 gennaio 1 con Giovanni da Gavirano).