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519. Francesco Sforza ai signori di Siena, ai signori di Perugia, a Vincenzo e a Nicodemo Tancredini da Pontremoli 1450 dicembre 14 Lodi

Francesco Sforza scrive ai signori di Siena di dissentire dall'obbligo da loro imposto al suo uomo d'arme, Ianno Scudero, di restituire certe robbe [...] tolte quando esso loco fu posto a sachomano durante la guerra con la chiesa e con i perugini. Non è usanza, dice lo Sforza, che si debbano restituire le robbe tolte per bona guerra.

Dominis Senarum.
Siamo avisati che per vostre magnificientie è stato condennato Ianno Scudiero, nostro homo d'arme, a restituire alli homini de Picayo certe robbe, quale gli forono tolte quando esso loco fo posto a sachomano, al tempo che avevamo guerra cum sancta chiesa et cum perusini, la quale cosa quasi non possemo credere che cussì sia; pur se cussì è, prendiamo uno puocho de maraviglia, non parendone honesto che dicto Ianno debbia essere astrecto a fare la dicta restitucione, perché non è usanza de cussì fare, et quando le robbe tolte per bona guerra se dovesseno restituire, saria da restituire assay. Pertanto confortiamo et pregiamo le vostre magnificiencie gli piaza provedere et ordinare che esso Ianno non sia artato nì gravato a restituire la dicta robba, nonobstante essa condemnacione, per la casone dicte de supra, et etiam per la observancia dela vegia et bona consuetudine, certificandole che, oltra farano cosa iusta et honesto, l'haverano a singolare piacere et contentamento. Et ne sarà caro essere avisati dela deliberacione faranno circha ciò esse vostre magnificiencie, ali piaceri dele quale siammo continuamente aparechiati. Data Laude, xiiii decembris MCCCCL.
In simili forma dominis Perusinis.
Item Vicencio et Nicodemo, canzelariis, et cetera.
Cichus.