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554. Francesco Sforza a Giovanni Manfredi 1450 dicembre 16 Lodi

Francesco Sforza informa Giovanni Manfredi, podestà di Pavia, d'aver ordinato al suo cancelliere, Andrea da Foligno, che si trovava a San Colombano, di andare ad indagare sui furti commessi presso Cognolo. Nel furto vengono implicati un famiglio del podestà, chiamato Marmorolo (che il duca ordinerà sia liberato), e un altro chiamato il Matto, famiglio di Paris.

[ 115v] Iohanni de Manfredis, potestati Papie.
Essendoce dicto ad questi dì de una certa robbaria facta presso a Cognolo, scripsimo a ser Andrea da Folignio, nostro canzellero, qual alhora se trovava a San Columbano, che subito dovesse montare a cavallo et andare investigando et cerchando li malifactori, et quelli retinere et darcene poy aviso, perché nostra intencione era mostrargli et dare ad intendere ad ogni persona che tale cose ce sonno summe tediose. Il qual nostro canzelero, nel suo retornare al presente da noy, ce ha refferito che, per iudicio haveva havuto, venne fim lì et trovò, per relactione de quelli eranno stati robbati et per altre coniecture, lì essere li malifactori et menò cum secho ad Sam Columbano uno vostro fameglio, chiamato Marmorolo, lassandone ordinato li dovesseno mandare deretro uno fameglio de Paris, chiamato il Matto, quale pare non lo habbiati mandato, del che habbiamo preso admiracione. Pertanto, intendendo noy che omnino questa cosa se retrovi, vogliati mandare, subito recevuta questa, el dicto Matto ad Sam Columbano, et ordinare sia presentato lì al castellano. Et similiter vogliati mandarli anchora uno fameglio del Catena, che se chiamo Morlino, et mandateli per modo che se presentino al dicto castellano. Et, quelli presentati seranno, ordinaremo sia liberato el supradicto Marmorolo, retenendo però in sequestro li cavalli che ve consignò il predicto nostro canzellero, per fim non haveriti altro incontrario da noy. Et quanto de supra habbiamo dicto exequariti per ogni modo se amati l'honore et stato nostro, altramente extimaremo che vuy vogliati occultare et deffendere li cativi, et che faciati pocha extima del nostro scrivere. Laude, xvi decembris MCCCCL.
Cichus.