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667. Francesco Sforza ad Antonio Guidobono 1451 gennaio 24 Lodi

Francesco Sforza scrive ad Antonio Guidobono di non conoscere il balivo di Borgogna, ma per dimostrare la sua simpatia verso Genova gli scriverà per la liberazione del genovese Agostino. Di Compiano non sa nulla: è del conte Manfredo Landi. Dà un accenno dei vari passaggi di persone a capo del consolato (Franco Usmare, Stefano de Oria, Nigrono de Nigri). Dell'esercito di Piombino e dell'accordo di Raffaele di Pietro Spinola si dice contento, ma nega di avere mai parlato con detto Raffaele. Di Niccolò Campofregoso non sa far altro che chiederne notizia. Chiede infine di fargli sapere che cosa voleva il pellegrino con la sua lettera.

[ 138r] Antonio Guidobono.
Havimo recevute cinque toe lettere de dì xiiii, xv et xvii del presente: de tucto remanemo bene avisati. Et quanto ala parte de scrivere al bayli de Borgogna per la liberatione de Augustino da Montaldo, cittadino de Zenova, dicemo che con lo dicto bayli non havimo cognoscenza né amicitia alcuna; ma, acioché Francesi et ogni zente cognoscano lo amore, carità et affectione che portamo al'illustre signore miser lo duxe et a tutta la magnifica comunità de Zenova, nuy scrivimo al dicto bayli et a Zohanne dal Carrecto, como tu vederay per le copie che te mandiamo qui incluse, per la liberatione del dicto Augustino.
Circa la parte de quello te ha decto Stefano de Oria del facto de Compiano, non intendimo quello se voglia dire questo, perché Compiano lo tene il conte Manfredo da Lando et non intendiamo de farne altra permutatione, né mai ne facessimo mentione né parola alcuna.
Del'offitio del consulato havimo inteso quello tu scrivi. Nuy te avisamo ch'el dicto offitio fu concesso per noy per uno anno ad Franco Usmare, et dapoy luy al dicto Stefano, et possa ad Nigrono de Nigri, al quale Nigrono nuy lo concedessemo per respecto ad spetialità sua ma, essendo nuy ad Mediolano pregati da multi cittadini et da più altre persone, non potessimo fare de mancho che non glilo concedessimo quel che sia, non tanto in questo ma in multo mazore cosa sempre ne sforzarimo de fare al dicto Stefano cosa che a luy sia grata et accepta per le soe virtute et per lo singero amore che gli portamo, como nostro benivuolo et amicissimo. Et questo trovarà continuamente per vera experientia.
Del'armata, che se rasona de fare là, del facto de Piombino, del'acordio de miser Raffaello de Pietro Spinula, remanimo a pieno avisati, certificandoti che havimo molto caro de haverlo inteso, et cossì ne remanimo contenti et satisfacti; ma per certo non possimo fare che non se miravigliamo de quello che tu ne scrivi, cioè che là se dica che nuy habiamo parlato al ditto miser Raffaello, perché non tanto luy habia parlato may con noy, ma non l'havimo may veduto né con luy havimo havuto ad fare may cosa alcuna, et parne al presente essere de queste cose ala canzone del'ocha et essere tucto el dì da capo, perché havendo havuto quello illustrissimo signore miser lo duxe Leonello Spinola nele mane, la signoria sua deveria essere pur ben chiarita de tucte queste cose et anchora de tucto quello che è stato dicto per lo passato. Siché horamay deveria essere pur ben chiara et satisfacta dela nostra proferta et sincerrima voluntà et dispositione verso la sua signoria quello stato et tucta quella magnifica comunità: la quale nostra voluntà et dispositione intendimo de mantenerla fin che vivamo, et tucto el dì quello cognoscerà con effecto.
[ 138v] De Nicolò da Campofrogoso, che non se è sentito altro dapoy la soa partita da quello luy habia facto, vogli subito advisarne de tucto quello che luy havirà seguito perché haviremo multo caro de intendere che luy habia facto qualche cosa relevata.
Lo scrivere continuo che tu ne fay ne piace et cossì vogli fare sempre, perché a nuy è carissimo.
De Santino da Riva havimo inteso quanto tu ne scrivi ch'el facto suo là non ha possuto havere loco, et non ne dicemo altro.
Dela bona dispositione deli zentili homini de Oria verso noy et lo stato nostro ne siamo più che certi, et may non ne fussemo in dubio alcuno, anzi ogni dì la cognoscemo più per vera experientia.
Como serà venuta quella resposta da Napoli, fa che subito ne avisi. Vogli etiandio advisarne quando haviremo li dayni et quanti ne potiremo havere.
Da quello pellegrino, che tu ne scrivi, havimo havuto una lettera, la quale te mandiamo qui inclusa, perché non la intendimo sì che vogli essere cum luy et intendere quello che vole dire, regratiandolo de quello che ne ha dicto, et poy ne avisa chiaramente et in modo che lo possamo intendere, et remandane la littera soa. Laude, die xxiiii ianuarii 1451.
Cichus.