Registro n. 3 precedente | 82 di 801 | successivo

82. Francesco Sforza al podestà di Castellazzo Bormida [Gerardo Donni da Ripanazzaro] 1450 ottobre 17 Milano

Francesco Sforza scrive al podestà di Castellazzo Bormida di assecondare le richieste degli ambasciatori locali di ritornare all'antico modo di riscossione delle entrate. Per quanto concerne la salute pubblica, ci si regoli per quest'anno come parrà agli uomini del posto.

Potestati Castellacii (1).
Ne hanno exposto li ambasiatori de quella terra nostra de Castellazo como, siando facto alcuno lavorerio et operatione personale in lo tempo che quella terra fizeva regiuta et gubernata per lo illustre signor miser Guielmo de Monferrato, quale secundo li tempi denanzi a quello se soleva mectere et satisfare per le persone et non per lo registro, che, non obstante questo et non siando in dicta terra molti gentili homini del consilio, contra ogni usanza precedente per alcuni fu pur mectuta tucta questa spesa alo registro et item in maiore quantitade et in più grande debito che in veritade non se convene. Pertanto, a supplicatione de loro, volimo che tu te informi et, trovando la cosa essere como exposto, farai sopra de ciò per forma che non se faza agravamento fora del debito et del'usato et per forma che questa comunità resta contenta. Ceterum, perché in la custodia et perservatione de quella terra dal morbo cognoscemo, como ne hanno exposto dicti ambasiatori, che essi homini, ali quali specta, havirano sempre cura et diligentia più che alcuno electo, quale se voglia, volimo per complacentia de quella comunità et homini che per questo anno tanto se regulano et governano come ad essi homini piacerà et parerà senza alcuno loro impedimento, fine a tanto che a noy paresse fargli altra provisione. Mediolani, xvii octobris 1450.
Cichus.


(1) Identificato come Gerardo Donni da Ripanazzaro (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 541).