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1048. Francesco Sforza ad Angelo da Caposilvi e ad Angelello da Lavello 1451 giugno 28 Lodi

Francesco Sforza comunica ad Angelo da Caposilvi che, avendo gli ambasciatori di Casalmaggiore perorato per le persone imprigionate, asserendole prive di colpe, egli manderà il dottore Giovanni Angelelli, vicario generale, affinché indaghi accuratamente acioché alcuno non se possa pretendere essere iniuriato.

[ 234v] Angelo de Caposelvis.
Sono stati da noy li ambasiatori de quella nostra comunità de Casalmaiore per parlarce in commendacione de quelli sostenuti li, allegando molte cose et facendo de molti argumenti per la causa loro, affirmando che in loro non se trova deffecto alchuno. Et perché nostra natura è de non fare male a chi nol merita, como tu say, mandassimo là lo egregio doctore messer Iohanne delli Angeleli et il vicario del nostro potestà de Cremona, quali havesseno ad procedere alo examine cum diligentia et per la drita via de ragione, remosta ogni malivolentia et passioni et cossì factamente che may non gli fosse veruno che se potesse lamentare cum rasone. Siché anchare te replicamo che se habia bona advertentia et pensatanente se vada in questo facto, acioché alchuno non se possa pretendere essere iniuriato a torto, avisandone de passo in passo de quanto se trovarà cum verità. Et perché essi ambasiatori ce significano che Zohanne Lupo, quale haveva inculpato Pietro de Rugieri et Iacomo Ferro, poy ala tortura gli ha scolpati et dicto che non sono in colpa né dolo, a noy pare, se cossì è, che li debi liberare. Et cossì volimo che siano liberati dicti Petro et Iacomo in caso che non habiano deffecto alchuno in questo facto, como dicono li dicti ambasiatori. Laude, xxviii iunii 1451.
Cichus.
In simili forma mutatis mutandis scriptum fuit domino Iohanni de Angelelis, vicario generali. Data ut supra.
Cichus.