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1136. Francesco Sforza a Giberto da Correggio 1451 luglio 25 Cremona

Francesco Sforza scrive a Giberto da Correggio di non ritenere che Giovanni Matto non sia colpevole. Se fosse stato innocente non sarebbe fuggito. Vuole, inoltre, che ritornando come egli asserisce di voler fare, gli sia facto quanto vole ragione et richieda la iustitia.

Domino Giberto de Corigia.
Per alchune occupacione havimo havuto persina a mo' non havimo possuto respondere ad una vostra littera la quale a questi dì ne haveti scripta circha el facto de Giohanne Matto (a) ale quale mo' respondendo vi dicimo, alla parte doe excusati dicto Giohanne Matto non essere colpevole, che questo esso luy l'ha mal demonstrato, perché, se fosse stato senza colpa et deffecto, non saria per alchuno modo fugito, maxime essendo qua in libertate soa et non gli essendo facto molestia alchuna nella persona. Avisandovi però che questo appiacere gli fecimo a complacentia vostra, essendo noy a Casalmaiore perché, como doveti sappere, non se tose securità dali delinquenti contra stato, anze se procedé contra summariamente, siché se non havesse fallito non saria ponto fugito. Hora a quello che diceti, essere luy apparechiato a ritornare qua per stare nel modo como era prima, dicimo che siamo contenti, ma volimo che gli sia facto quanto vole ragione et richieda la iustitia, dala quale non se deve retrare alchuno. Alla parte del famiglio fugito al castellano della nostra rochetta de Sancta Croce de Parma et del caso occorso, et cetera, rengratiamo molto la magnificencia vostra et ha facta bene ad avisarne perché l'havimo havuto molto caro et grato quanto ne haveti scripto, ma bene vi dicimo che de questo noy ne eramo informati et non è poncto accaduto ad esso castellano che anche non fosse intervenuto ad uno altro, perché fidandosse famiglio, esso lo ha poduto inganare nel modo haveti inteso. Cremone, xxv iulii 1451.
Iohannes.


(a) Segue da ale quale a Giohanne Matto scritto a margine sinistro.