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1261. Francesco Sforza a Giovanni da Milano, a Marcoleone da Nogarolo e a Filippo da Ancona 1451 agosto 17 Lodi

Francesco Sforza dice a Giovanni da Milano, a Marcoleone da Nogarolo e a Filippo da Ancona di essere informato dei balestreri morti e di quelli ammalati; dispone che una volta guariti, gli ammalati e quelli sani vadano con Leo a guardia nella torre grande e nella torre della porta. Invia sul posto Tartaglia per avere la lista dei morti, degli ammalati e di quelli a guardia del castello.

[ 295v] Iohanni de Mediolano, Marcoleoni de Nugarolo et Filippo de Ancona.
Dilecti nostri, havemo recevuto le vostre lettere per le quale ne scriviti del caso successo lì in castello de quelli ballestreri sonno morti et de quelli (a) sono amalati; de che havemo havuto grandissimo despiacere. Pertanto volimo li confortati per nostra parte ad stare de bona voglia et de bono animo et che attendano ad stare sani, perché stando sani non gli bisogna dubitare de cosa alcuna; et, adciò che quelli non hanno havuto male fino al presente possano conservarsi sani como è la voluntà nostra, volemo che tucti voi insieme con Leo debbiati togliere fino in sexanta de quelli compagni, fra ballestreri et schioppeteri, quali siano homini utili et li metteti nella torre grande et nella torre della porta, facendo acconzare li sollari della torre con qualche trameza nella camera nostra de sotto et de sopra, dove possano stare. Deli quali volimo che Leo sia superiore, ordinando che non se partano dalla dicta torre, né praticano in castello, né de fuora in loco sue specto, salvo se non andassero qualche fiata fuora verso lo zardino et che la nocte fazano la guardia per lo castello alli cantoni. Et subito facto questo ne mandati la lista de quelli havereti messi nella rocha, delli amalati et delli morti. Et tucte le ballestre, schioppetti et altre monitione volimo faciati conservare nella dicta torre. Per questo mandiamo la Tartaglia presente portatore, al quale credereti como ad nuy proprii. Laude, die xvii augusti 1451.
Cichus.
In simili forma Leoni de Diano.


(a) Segue ne depennato.