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1352. Francesco Sforza a Giovanni Francesco della Mirandola 1451 novembre 17 Parma

Francesco Sforza mostra a Giovanni Francesco della Mirandola il suo profondo cordoglio per la morte del padre. Gli offre disponibilità e aiuto, nel caso ne necessitasse.

[ 312v] Iohanni Francisco della Mirandula.
Alli dì passati, havendo noy presentita la infermità della bona memoria de vostro padre, per certo noy ce recepissimo quello affano et dispiacere che haveressimo facto per fratello o padre proprio et, per satisfare alhora a quello che parevane nostro debito, lo visitassimo cum nostre littere et preferessimo mandargli magistro Benedicto da Norsia, nostro medico, per sua cura et restauratione; al che luy ne rescripse et, rengraciandone de quello che non bisogna, ne significò che non bisognava et ch'era molto megliorato cum la speranza de presta liberacione. Del che noy recepissimo singolare piacere e consolacione et cossì remanessimo molto contenti. Ma poy, essendone significata la dolorosa et infelice morte sua, non ne havimo receputa minore amaritudine e cordolo che de patre proprio. E certe el è cossì che, lassando andare la intrensecheza quale sempre avisamo cum la casa vostra e la nostra et l'antiqua amicitia havuta cum essa, troppo ne delectava et era dolze l'amorevolezza, carità et benevolentia, quale portavamo ad esso vostro padre. Dio l'ha voluto per sì et Dio sia laudato. Una cosa in questo dolente caso ne ha mitigato lo affanno sentendone vuy superstite et de quella singulare virtù et probitate che siti che sareti et columen famiglie et lume et sustegno de casa vostra, cum il quale non reputarimo mancho amicicia che havessimo cum sì et in loco del quale fina mò ve reputamo et volimo havere, confortandove et preghandove che in questo caso vogliati usare de vostra solita prudentia et non pigliare troppo affano della cosa irrecuperabile, anzi vogliati conformarvi cum la divina voluntà et darve bona patientia. Ceterum, perché luy ne haveva scripto che volessimo confortare lo illustrissimo signor misser lo marchexe de Mantua ad concerdergli una certa ratta de formento per adiuto de maritare una sua figliola, credendo noy che debiati vuy essere in medesma dispositione de mandare [ 313r] ad executione quanto luy haveva ordinato, havimo procurata la dicta licentia, la quale ve porta el magnifico conte Francesco vostro barba. Se altro è che possimo per li vostri honori, commodi et exaltatione, se proferimo prompti cum ogni nostra facultà, stato et persona propria. Parme, xvii novembris 1451.
Cichus.