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1417. Francesco Sforza ad Antonio Bossi 1451 novembre 26 Cremona

Francesco Sforza scrive a Antonio Bossi circa l'eredità lasciata dal prevosto di Santa Tecla.

Domino Antonio Bossio, ex Magistris intratarum extraordinariarum.
A dì passati, essendo manchato el prevosto che fu de Sancta Techia de quella nostra cità, fossimo avisati como gli erano atrovate libre de xxiii soldi viii imperiali, reposte in le mane del'offitiale nostre delle bollette et libre mcc apresso Gabriello da Corte, li quali dinari, volendo nuy torre per certi nostri bisongni, insieme cum fare apprehendere per la Camera nostra una casa et certi beni immobili acquistati per lo dicto quondam prevosto, sonno stati da nuy dicto Gabriolo et Martino da Corte, suo nepote, dicendo cioè Gabriolo che quelle libre mcc non forono may d'esso prevosto, ma che sono sui dinari proprii. Dal'altra parte dice Martino essere legitimamente herede del dicto prevosto, per vigore de certe vendite et cessione li hanno facto alchuni che forono sui nepoti, che sonno in Piemonte et per consequente dicta [ 328v] casa et beni debitamente degono pervenire in luy. Et pertanto ce rechedino che per nuy non fossero molestati, donde ad ciò che niuno de loro meritamente se possa dolere de nuy, siamo remasti contenti commectere questa causa de rasone et cussì per le presente vi la committiamo et volimo che, havuta bonissima informatione sopra le predicte cose come sono passate, debiati ministrare rasone alle parte et dechiarare quello rechide el debito et honestà, procedendo in questo maturamente, como siamo però certi fareti et togliendo l'apparere et li indicii, vi darà lo egregio ser Antonio di Minuti, Regulatore delle intrate nostre, informato ad plenum como è passata questa facenda. Data Cremone, die xxvi novembris 1451.