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1540. Francesco Sforza a Nicodemo Tranchedini da Pontremoli 1451 dicembre 23 Lodi

Francesco Sforza ordina a Nicodemo Tranchedini da Pontremoli di andare dal Papa per ottenere la liberazione di Belforte da Fermo che, arrivato a Tolentino, è stato imprigionato e mandato nella rocca di Spoleto. Ciò, secondo voci, si deve al fatto delle lodi che faceva per l'accoglienza e liberalità dimostrata verso lui dal duca.

[ 371v] Nicodemo de Pontremulo.
Havimo inteso cbe ad Belforte da Fermo fo facto commandamento che se dovesse transferire ad Roma dala sanctità de nostro Signore, et siando mosso per exequire li commandamenti a luy facti, et acapitando ad Tolentino, dove era lo gubernatore della Marcha, li fo facto sostenire alquanto, et da puoy, preso et ligato, vituperosamente fo mandato nella rocha de Spolito. Et secondo se dice et aferma la casone è stata che, siando retornato a Fermo, se lodava grandemente de nuy, della accoglienza grata li havevamo facta et della liberalità gli havevamo usata in remettergli, con tanta liberalità, ogni iniuria et offesa che da luy per lo passato havevamo ricivuta. Et perché questo tale acto dà ad vedere ad altri che siamo suspecti alla sanctità de nostro Signore, ne rencresce grandemente che la nostra integrità debbia recevere tale suspectione. Pertanto vogli conferirte dalla sanctità de nostro signore et supplicarli che se degni liberamente fare relaxare dicto Belforte, quale è innocentissimo de ogni suspecto, facendone questa gratia (a) la signoria soa che se degni, per tortura o qualunque via li pare, fare diligente examine della verità de ogni cosa li fosse opposta, che la soa sanctità trovarà dicto Belforte innocente et non havere errato in alcuna cosa. Et solummodo è stato qua da nuy per havere da nuy perdono delli errori suoy cum intentione de ritornare a stare cum nuy, et che sia cossì vedereti per le incluse copie, le littere scripsemo perché luy dalla prefata Sanctità havesse et obtenesse licentia da ritornare da nuy. Siché vogli, ricivuta questa, dare tale effecto et opera ch'el dicto Belforte sia liberato et rilaxato per rispecto della innocentia del dicto Belforte et per rispecto nostro, ad ciò non sia creduto et facto concepto per altri che siamo suspecti alla Sanctità soa, siando nuy tanto affectionati alla soa sanctità quanto nisuno suo devotissimo, et non havemo vena che pensi non tanto de rasonare et de tractare, ma pur imaginare cosa che fosse contra la Sanctità soa et sancta Chiesia, benché crediamo, perhò, che dicta captura la prelibata sanctità de nostro Signore non dovere havere notitia alcuna. Siché vogli subito advisarce de quanto haveray circha ciò exequito. Ex civitate nostra Laude, xxiii decembris 1451.
Iohannes.


(a) Segue qui depennato.