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1644. Francesco Sforza a Gaspare Vimercati 1451 settembre 17 Lodi

Francesco Sforza ordina al conte Gaspare da Vimercate da far avere le scritture che aveva il defunto Raffaele, scritture necessarie per futuri provvedimenti. Nuovamente invita alla vigilanza sull'irregolare transito in territorio alesasandrino delle biade scambiato con sale di frode, con grave danno delle entrate dello stato.

[ 325r*] Comiti Gasparro de Vicomercato.
Avenga che noy crediamo, a richiesta del nostro Consilio secreto, darite o forse gli havereti date le scripture erano in mano della bona memoria de Rafaelo; pur ve confortiamo, non havendole date, ge le date a sua requisicione quelle, dicimo, che sarano necessarie per le provisione sarà da fir facte. Ceterum, per aviso vostro, benché crediamo vuy già esserne advisato, quelle gente vostre che stano alogiate in Alexandrina da uno tempo in qua che pò essere uno meso o più, commeteno molti inconvenienti et dano danno non solum a particulare persone, ma molto più al facto nostro che è pur vostro, et questo perché da poy havimo ordinato se stringano le biave che non vadano fuora del paese, sono molto incarite in Genovese; il perché l'homini d'arme et sacomani ge conducheno biava ala dispigate et non vano doy o tri asieme, ma a belle squadre armati menazando a nostri officiali che ge lo voleno prohibere et ne fano duy danni quasi insuportabili, perché, conducendo delle biave a lochi vetiti, conducano da poy dellà in qua sale, che certo faria guastare in tutto el facto nostro. Et perché credimo non mancho dolore a vuy che a noy, a noy pare che debiati mandare uno delli vostri là il quale habia admonire talmente quelle gente che più non commettano tanto fallo a noy troppo pernicioso, el quale non comportarimo per modo alchuno; et il quale vostro messo gli habia admonire cossì chiaramente che poy trovandosse in defecto et ficendo impicati, segondo l'ordini nostri, non possano dire non essere avisati. Et demum fati pensiero sopra ciò et provedeteli como havimo dicto, perché troppo importa. Laude, xvii septembris 1451.
Cichus.