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1682. Francesco Sforza a Giacomo Scrovegni 1451 settembre 23 Lodi

Francesco Sforza scrive a Giacomo Scrovegni, podestà di Novara che, per compiacere alla richiesta di Leonoro, ha concesso la grazia ai famigli del conte, in prigione per furto.

Domino Iacobo Scrivigno, potestati Novarie.
Il conte Leonoro ce ha de presente scripto de certi soy famigli pare habiate in presone, deli quali dice ne havete curlato uno et quello intendete fare iustitiare per casone de certa robbaria se imputino comettessono contra uno nostro cittadino de Novara. Il perché, considerando luy dice che dicti soy famigli innocentemente et non per robbare, ma credendose che fosse qualchuno che andasse contrabando, se indussero ad fare dicto excesso, quale immediate cognoscendo haver malfacto restituirono in deretro al predicto il cavallo et ogni cosa del suo, ce pregha cum grande instantia vogliamo far liberare dicti soy famigli et habiando comesso fallo alcuno, liberamente perdonarli. Per la qual cosa desiderosi compiacerli siamo de bona voglia condesesi ad questa soa requesta, et siamo contenti per questa fiata redurre ala nostra gratia (a) et perdonare ali predicti. Sichè vogliate, recevuta questa, liberarli de presone et cancellare ogni processo che contra de loro havessevo facto fare; et non manchi per niente perché così è nostra intenctione et così ne scrivimo al dicto conte Leonoro che, per contemplatione soa, havemo scripto ad vuy per la liberatione soy. Data ut supra.
Andreas Fulgineus.


(a) ala nostra gratia in interlinea.