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279. Francesco Sforza a Galeotto Ratti 1451 febbraio 10 Lodi

Francesco Sforza scrive a Galeotto Ratti di volere che egli sia il principale giudice nella causa che davanti a lui e a Cedrione da Roma si discuterà tra i gentiluomini di Meda e i fratelli Avvocati.

Domino Galeotto Ratto.
Havemo inteso como quelli del nostro Consilio secreto hanno levato dalle vostre mane la causa vertente tra quelli zentil homini da Meda da una parte et li fratelli delli Avogadi dal'altra: il che n'è stato molesto che loro habbiano revocato quello che noy havemo ordinato et l'habiamo (a) posta nelle mane de misser Cedrone da Roma, per l'honore vostro et anche per non dare ardire ad alcuna altra persona de chiedere che sianno revocate le cause de mane a nostri simili officiali. Unde vogliamo et nostra intencione è che vuy siati quello che principalmente intenda et decida questa cosa. Ma, per non deshordenare anchora quello ch'el predicto Conscilio ha facto, vogliamo ch'esso miser Cidrone vi sia compagno et unaa (b) con vuy intenda questa cosa. Et cossì per nostre littere gli scrivemo et anche al Conscilio che cossì provedanno et facianno et non altramente. Siché vogliati ambiduy diligentemente intendere et cognoscere questa cosa, perché cossì è nostro desiderio. Laude, x februarii 1451.
Cichus.


(a) Così in A.
(b) Così in A.