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29. Francesco Sforza a Filippo Spinola 1450 dicembre 29 Milano

Francesco Sforza impone a Filippo Spinola da Cantalupo di non offendere né fare offendere Giacomo Spinola minacciando di fare robarie, excesi et dishonestate.

Filippo Spinole de Cantalupo.
Habiamo inteso che menazi grandemente a Iacomo Spinola, perché li giorni passati a sua possanza defese et aiut misser Zohanne Cixero, doctore, et alcuni altri gionoese, qualli per la peste regnava in Zenoa s'erano reducti al castello suo del borgo di Fornari. Essendo in camino per repatriare, forano asaltati, spoliati et malmenati d'alcuni di tuoy et certi altri mal custimati, qualli s'intendeno pur cum ti, e sono quilli turbano li camini et indebitamente ne danno et ali nostri [ 21r] qualche volta imputatione. La qual presumptione tua de menazare al dicto Iacomo, como etiamdio testimonia una littera tua, et de rumpere le strate et de comitere tale robarie, excesi et dishonestate, ne rincresce et dispiace summamente, perché ne retornano a grande carico et danno tal robarie et sonno de tal natura che debono essere exose ad ogni homo dabene. Et ulterius habiamo cari li prenominati fratelli et reputiamo qualuncha offexa et iniuria gli fidesse facta essere facta a nuy. Siché te admoniamo et iterum admonamo che non presumi offenderli né farli offendere et damnigiare per alcuno modo, non etiandio fargli simile menaze, perché, essendose loro mosto honestamente et siando notevelli citadini, homini dabeni et a nuy devoti et dilecti como sonno, non lo comportariamo. Et ulterius contenite et fa contenere toe bregate dali strapassi et dali excessi usati, qualli veramente habiamo molestissimi. Et non te dicemo, como ancora a bocha più largamente habiamo dicto a Valciano, tuo messo, che t'el porrà et haverà a referire. Mediolani, xxviiii decembris 1451 (a).
Cichus.


(a) Così in A.